
La Corte di Giustizia dell’UE ha sancito che le concessioni sulle spiagge italiane devono essere messe all’asta.
Ennesima doccia fredda per l’Italia: la Corte di Giustizia dell’UE si è espressa negativamente sul rinnovo automatico delle concessioni per gli stabilimenti balneari italiani.
Tradotto, significa che circa 30mila lavoratori e migliaia di imprese rischiano di risultare abusivi in un settore, quello balneare, basilare per l’economia italiana.
In Italia, al suo scadere la concessione per la gestione degli stabilimenti balneari è prorogata automaticamente e in maniera generalizzata. Una normativa che vale per tutti ma non è stata riconosciuta a una parte degli operatori balneari. Per decidere il da farsi, i Giudici italiani si sono rivolti alla Corte di Giustizia dell’UE che ha così sancito: gli stabilimenti balneari sono un’attività di sfruttamento del suolo demaniale marittimo e, in quanto suolo pubblico, l’affidamento della concessione sulle spiagge italiane deve avvenire attraverso asta pubblica con selezione imparziale e trasparente dei candidati debitamente pubblicizzata.
Inutile dire lo sconcerto delle imprese balneari italiane, spesso a conduzione familiare, di fronte a una sentenza che rischia di vanificare anni di lavoro e investimenti. Attendiamo la reazione dei politici italiani chiamati, se non a redigere una legge ad hoc, quantomeno a proteggere i lavoratori di un settore vitale della nostra economia nazionale.