
Dopo una fine di 2015 all’insegna dell’ottimismo, in cui sembrava che i prestiti a famiglie e imprese potessero ritornare verso la normalità, a gennaio un rapporto dell’Abi ha gelato qualsiasi speranza: i crediti concessi dalle banche sono calati dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2015, riproponendo con forza il problema del credit crunch.
Gli istituti di credito, d’altronde, tornati nel mirino dei mercati finanziari con il nuovo anno e concentrati sul recepimento della direttiva del bail-in, hanno deciso di mantenere un atteggiamento prudente nonostante l’aumento del pil dello 0,7% su base annua. A famiglie e imprese non rimane che cercare canali paralleli per reperire liquidità. Uno strumento scelto con particolare frequenza è quello del minibond, che ha tra l’altro indiscutibili vantaggi come la detassazione fino al 30% degli interessi passivi. Negli ultimi tre mesi sono stati 19 i soggetti che hanno messo questi titoli, portando il complessivo a 155 aziende per un controvalore di 5,6 miliardi di euro.
Un altro prodotto che sta funzionando nell’ultimo periodo è il factoring, ovvero un contratto in cui una società specializzata fornisce servizi di amministrazione, gestione e finanziamenti – sotto forma di anticipazione dei crediti non ancora scaduti – a un’azienda. Un ultimo sistema alternativo di finanziamento, che non sta decollando come in altre parti del mondo, è il social lending, ovvero il prestito tra privati.