
Gli undici decreti attuativi licenziati nei giorni scorsi dal consiglio dei Ministri alla Delega Madia prevedono un’ulteriore sforbiciata alle società locali. In particolare, verranno tagliate tutte quelle aziende che abbiano fatturato meno di un milione di euro negli ultimi tre anni.
Inoltre, verranno chiuse anche quelle che hanno un numero di dipendenti minore del numero di amministratori. Nel caso delle società che si occupano della produzione di beni e servizi, saranno tagliate a meno che l’80% (o più) dei ricavi non arrivi direttamente dal Comune che le controlla. Tutte le imprese che abbiano una forma giuridica diversa dalla Spa e dalla Srl dovranno essere chiuse.
Con questa nuova procedura di riduzione, le società locali passeranno dalle quasi 8.000 di oggi alle circa 1.000. Ovviamente questo processo avverrà a tappe: la prima, che scadrà tra sei mesi, prevede l’eliminazione di circa 2.000 società. Spetterà poi agli enti locali predisporre un piano di ulteriore razionalizzazione delle loro partecipazioni. Per agevolare un processo che si annuncia lungo e difficoltoso, le società riceveranno degli incentivi alla fusione. I comuni che decideranno di accorpare società in modo da fornire servizi ad almeno 150.000 cittadini riceveranno un premio, da spendere tassativamente in investimenti e che resterà fuori dal patto di stabilità.