
Mentre l’Italia sembra riprendere il cammino interrotto per la crisi finanziaria ed economica, Bankitalia toglie il velo su uno dei problemi più gravi che hanno inquinato il rapporto tra Pubblica Amministrazione e cittadini: quello dei debiti della P.A. con le imprese che prestano i propri servizi.
Nonostante i proclami dei diversi governi (da quello Monti a quello Renzi, passando per l’esecutivo guidato da Letta), secondo l’istituto di Via Nazionale mancano all’appello ancora 50 miliardi di euro. In un occasional paper pubblicato la scorsa settimana, si legge:
“Il livello raggiunto dai debiti commerciali alla fine del 2014 è molto lontano da quello coerente con il rispetto dei tempi contrattuali (fissati, a livello europeo, a 60 giorni, ndr). Il pieno adeguamento alla normativa sui tempi di pagamento richiederebbe una riduzione dei debiti commerciali di circa 50 miliardi.”
Come uscirne? Se Bankitalia concede che “negli ultimi anni sono stati introdotti disincentivi all’accumulo di debiti commerciali”, è anche vero che per risolvere la questione è necessario mettere in campo nuova liquidità per le amministrazioni. Magari, come suggerito da Palazzo Koch, iniziando dalle risorse stanziate nel biennio 2013-2014 e mai utilizzate. Inoltre, Bankitalia suggerisce che per evitare che la situazione rimanga inalterata, è necessario pensare a misure alternative: una potrebbe essere quella di chiedere una riduzione dello stock di debiti almeno pari alle risorse a disposizione. L’altra è quella che lo Stato addebiti automaticamente alla Pubblica Amministrazione le somme erogate alle imprese.