
Tutti i pensionati sono interessati
La sentenza (si veda ItaliaOggi di ieri) da dichiarato incostituzionale quello che tecnicamente si chiama «contributo di perequazione sui trattamenti pensionistici» e che in pratica taglia le pensioni che risultano, complessivamente, superiori a 90 mila euro lordi annui. Sono interessati tutti i pensionati, sia ex lavoratori pubblici che privati, in quanto ai fini dell'individuazione dei soggetti tenuti al prelievo non si fa riferimento al rapporto di lavoro precedente alla pensione, ma soltanto all'importo complessivo di pensione intascato, considerando tutti le pensioni obbligatorie e quelle integrativi e complementari, erogate da Inps, ex Inpdap nonché da enti diversi, con esclusione delle prestazioni assistenziali (assegni straordinari di sostegno a reddito, pensioni erogate alle vittime del terrorismo, rendite Inail). Ma, nella realtà, a intascare pensioni di tale taglio sono soprattutto gli ex dipendenti pubblici (magistrati, avvocati dello stato, ambasciatori, docenti universitari, alti funzionari, dirigenti pubblici, ammiragli, generali, manager pubblici e privati).
Via al rimborso
La sentenza ha conseguenze per i pensionati interessati e per le casse dello stato, sia per il passato che per il futuro. Per i pensionati, sul passato determina il diritto al rimborso delle trattenute operate dall'Inps; sul futuro determina lo stop al prelievo. Per lo stato le conseguenze sono tutte finanziarie, con la necessità di trovare risorse sostitutive in bilancio. Il rimborso è probabile che avverrà in via automatica da parte di Inps e altri enti previdenziali che hanno trattenuto il ticket, senza necessità per i pensionati di produrre richiesta o ricorrere al giudice.