
I dati dell'Osservatorio di Aniem delineano uno scenario economico disastroso, davanti al quale, osserva il presidente Dino Piacentini, «occorre che il nuovo governo, sapendo interpretare la domanda emersa chiaramente dall'esito elettorale, promuova subito un programma su alcuni punti che sono ampiamente condivisi nell'opinione pubblica». Dalle imprese Aniem emerge una realtà che non ha bisogno di commenti. Nel 2012 le pmi edili hanno mediamente diminuito il fatturato del 30%, un dato ancor più allarmante se accostato alle previsioni per il primo semestre 2013: un ulteriore abbassamento del fatturato del 10% che costringerebbe il 50% degli imprenditori a operare tagli occupazionali e il 15% delle imprese a chiudere. Secondo i dati rilevati dall'Osservatorio Aniem, il 90% degli imprenditori ha reputato deludente la politica del governo Monti, considerato totalmente inefficiente e immobilista. Pesano più di tutto i lunghi tempi di pagamento, l'annoso problema dell'accesso al credito, le lungaggini incomprensibili della burocrazia e l'alto costo del lavoro che, in edilizia, ha raggiunto ormai livelli insostenibili, superiori a quelli di altri comparti. Le proposte che Aniem sottoporrà al nuovo governo sono sintetizzate in un documento programmatico di 12 punti e riguardano gli incentivi alla crescita, i sistemi di gara che devono essere più efficaci e trasparenti, i contratti di rete e la finanza di progetto, che deve essere incentivata e sostenuta, una nuova politica per la riqualificazione del territorio, la fondamentale riforma del costo del lavoro e della bilateralità, lo snellimento della burocrazia e la revisione del patto di stabilità. In primo luogo, dato che la variazione più significativa in fatto di fatturato negativo si è verificata nel settore dei lavori pubblici, è necessario risolvere il grande nodo dei ritardi di pagamento. Secondo gli studi dell'Associazione, la media è passata, in meno di un anno, da 8 a 12 mesi per il settore pubblico, con punte di ritardo che superano ampiamente i 2 anni, ai 6 mesi del settore privato. Secondo Piacentini «dobbiamo tornare ad avere la capacità di ascoltare la società reale, capire i bisogni delle imprese, dei lavoratori, dei cittadini. Questo è il messaggio che ci è giunto dalle elezioni: tutti i sistemi di rappresentanza politica, sindacale, imprenditoriale, devono prendere atto di essere di fronte a un bivio, scomparire o ricreare un rapporto diretto con la propria base. È giunto il momento di vedere, con un nuovo approccio, i temi del rilancio della produttività e dell'occupazione, a iniziare da una riflessione seria sul costo del lavoro che vede l'Italia paradossalmente tra i sistemi più onerosi e penalizzanti, ma con i livelli retributivi tra i più bassi in Europa».