
L’anno appena iniziato ha portato in dote, a tutti i
titolari di partita IVA, un nutrito numero di modifiche ad una normativa già di
per sé non lineare. Innanzitutto vanno evidenziate le novità in materia di
fatturazione di cui: l’obbligo di riportare in fattura il numero di partita IVA
o il codice fiscale del cessionario o committente, l’obbligo di numerazione della
fattura in modo univoco e progressivo. A parte l’iniziale confusione generata dalla
norma, nulla è cambiato rispetto a prima, con la sola eccezione che ora è
possibile adottare una numerazione progressiva ininterrotta per tutti gli anni
di attività del contribuente.
Ancora, si è cercato di dare impulso alla “fattura elettronica” (è considerata tale
anche il pdf della fattura allegata alla e-mail del cedente) ed è stata
introdotta la fattura semplificata che permette, in determinate circostanze, di
ridurre gli obblighi del contribuente circa i contenuti da riportare nel
documento fiscale. Ulteriore semplificazione è garantita dall’entrata a regime
dell’ “IVA per cassa” che, seppur introdotta dal 1° dicembre dello scorso anno,
in realtà dispiegherà appieno i suoi effetti nel 2013. In soldoni si tratta
della possibilità, concessa a tutti i contribuenti con volume d’affari
inferiore ai 2 milioni di euro, di versare l’IVA su cessioni e prestazioni
effettuate soltanto in seguito all’incasso da parte dei propri clienti (privati
esclusi) e non prima. Di contro, tuttavia, l’IVA pagata sugli acquisti potrà
essere portata in detrazione unicamente dopo aver pagato il fornitore del bene
o del servizio. Fin qui le note positive.
L’altra faccia della medaglia è
l’aumento dell’IVA dal 21% al 22% che scatterà a partire dal 1° luglio e che
riguarderà la maggior parte dei beni di consumo, mentre sono state preservate
le aliquote più basse del 10% e del 4% che resteranno invariate. Merita il
secondo gradino del podio per le novità spiacevoli la stretta sulle auto
aziendali e dei professionisti: dal 1° gennaio scorso i costi di gestione delle
autovetture, ed i relativi ammortamenti (questi su un tetto massimo di euro
18.076), si deducono solo per il 20% della spesa sostenuta, con un secco
dimezzamento della percentuale di deduzione (40%) valida fino al 31 dicembre
2012.
La scure del fisco non si è abbattuta su agenti e rappresentanti di
commercio (e figure assimilate), per i quali le deduzioni restano immutate (80%
dei costi sostenuti).
Sul gradino più basso del podio si colloca il giro di
vite sulle cd. false partite IVA introdotto dalla Riforma Fornero. Questa nuova
limitazione consiste nella trasformazione in rapporto di lavoro a progetto o
subordinato delle consulenze aziendali prestate ad un’impresa da un lavoratore
autonomo nelle ipotesi (almeno due su tre) che dette consulenze durino per un
periodo superiore agli 8 mesi nel corso di un anno, garantiscano un compenso
con unico committente superiore all’80% del reddito complessivo del lavoratore
autonomo e questi disponga di una postazione fissa di lavoro presso la sede del
committente.
A far da contraltare a questi vincoli abbiamo la sterilizzazione
delle aliquote contributive per i professionisti senza cassa iscritti alla
gestione separata INPS, per i quali l’onere contributivo 2013 resta inalterato
rispetto all’annualità precedente, mentre riprenderà la sua inesorabile corsa
al rialzo dal 2014 e l’introduzione di un nuovo sussidio alla disoccupazione
denominato ASPI (Assicurazione sociale per l’impiego) che potrà essere
utilizzato anche da quei lavoratori che, perso il posto come dipendenti,
decidano di iniziare un’attività autonoma (pur se con un limite di reddito di
4.800 euro l’anno).
Da ultimo ricordiamo che anche per il 2013, a determinate condizioni, professionisti e piccoli imprenditori individuali potranno accedere al cd. “regime dei minimi” che garantisce notevoli risparmi in termini di fiscalità ed adempimenti burocratici.