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Aggressioni verbali sono reato

del 29/12/2010
di: di Debora Alberici
Aggressioni verbali sono reato
Rischia una condanna per maltrattamenti chi sottopone l'ex a continue aggressioni verbali. Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 45547 del 28/12/2010, ha confermato la condanna nei confronti di un ex marito che, oltre a non versare il mantenimento per moglie e figli, durante le visite settimanali sottoponeva la donna a continue offese rendendole «disagevole e penosa l'esistenza».

Confermando la decisione della Corte d'appello di Venezia (tranne che sul punto della continuazione del reato) la sesta sezione penale della Suprema corte ha chiarito che «i comportamenti abituali caratterizzati da una serie indeterminata di aggressioni verbali ingiuriose e offensive possono configurare il reato di maltrattamenti. Nella specie tali condotte, costantemente ripetute, hanno evidenziato l'esistenza di un programma criminoso diretto a ledere l'integrità morale della persona offesa, di cui i singoli episodi, da valutare unitariamente, costituiscono l'espressione ed in cui il dolo si configura come volontà comprendente il complesso dei fatti e coincidente con il fine di rendere disagevole e per quanto possibile penosa l'esistenza della moglie».

Ora l'uomo, oltre a dover scontare la pena, dovrà anche risarcire la moglie. E precisamente dovrà corrisponderle 100 mila euro di danni patrimoniali e 15 mila di danni morali. Ma non è tutto. L'ex potrebbe ottenere uno sconto di pena perché la Cassazione gli ha riconosciuto la continuazione fra i due reati per i quali è stato rinviato a giudizio: i maltrattamenti in famiglia e la mancata corresponsione dei mezzi di sostentamento.

Sul punto gli Ermellini hanno spiegato che «quando nel capo di imputazione contenuto nel decreto di rinvio a giudizio relativo al reato permanente si contesti una durata della permanenza e precisamente individuata nel tempo, quanto meno nel suo momento terminale il giudice può tener conto del successivo protrarsi della consumazione soltanto qualora vi sia un'ulteriore contestazione ad opera del pubblico ministero». Infatti la posticipazione della data finale della permanenza incide sulla individuazione del fatto come inizialmente contestato. Anche la Procura generale della suprema corte, nell'udienza svoltasi al Palazzaccio lo scorso 16 novembre, ha sollecitato la sesta sezione penale nel senso di confermare la condanna inflitta all'uomo dalla Corte d'appello di Venezia.

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