
La norma sulla sostenibilità. Con il comma 763 della legge 296/2006 è entrato in vigore l'obbligo per le casse di previdenza di presentare ogni tre anni i bilanci tecnico-attuariali a 50 anni per valutare la sostenibilità dei conti a 30 anni (prima era di 15 anni). Il 30 novembre è scaduto il termine ultimo per l'invio dei documenti. Dai dati forniti a ItaliaOggi dagli stessi enti previdenziali emerge che in tutti i casi il patrimonio non si azzera mai nel periodo esaminato (2009-2059) e tanto basta per gli attuari per classificare una cassa come «sostenibile». Del resto il comma 763 si limita a dire che gli enti devono avere la sostenibilità a 30 anni ma in nessun caso spiega in cosa consiste questa «sostenibilità». In passato l'allora direttore degli affari previdenziali aveva provato a fare chiarezza (si veda ItaliaOggi del 02/09/2009). Il fatto però che sia stato lo stesso Sacconi ad anticipare che il ministero adotterà un criterio di analisi dei bilanci più severo cambia le prospettive. Secondo il metodo Sacconi, infatti, sette istituti previdenziali non risulterebbero sostenibili.
Il precedente. Del resto lo stesso ministro, davanti ai commissari della Bicamerale, ha ricordato come «dall'esame effettuato sulla base delle risultanze dei bilanci tecnici al 31 dicembre 2006 è emerso che diverse Casse ex decreto legislativo n. 509 non risultavano in grado di salvaguardare l'equilibrio economico-finanziario nel lungo periodo e pertanto sono stati invitate ad adottare incisivi interventi correttivi». Interventi che, tuttavia, non tutti hanno messo in cantiere. Secondo ItaliaOggi, infatti, Enpam (medici), Inpgi (giornalisti), Cnpr (ragionieri) nonostante non avessero la sostenibilità al 2036 non hanno prodotto alcuna riforma. Fa eccezione Enasarco (agenti di commercio), che ha presentato un piano di restyling solo nei giorni scorsi.
Gli scenari. Stando alla legge di privatizzazione, il decreto legislativo 509/94, le due opzioni sono: riformare o essere commissariati. L'articolo 2 della citata legge infatti parla chiaro: «In caso di disavanzo economico-finanziario, rilevato dai rendiconti annuali e confermato anche dal bilancio tecnico si provvede alla nomina di un commissario straordinario, il quale adotta i provvedimenti necessari per il riequilibrio della gestione». In realtà, in base ad un documento riservato del ministero del lavoro che ItaliaOggi è stato in grado di anticipare (si veda IO del 2/9/09), il ministero del lavoro avrebbe avuto già la possibilità di commissariare alcuni enti. Ma non l'ha fatto. Sarà indulgente ancora una volta?