
Il resto le acquista spinti da motivi legati alla salute e alla maggiore purezza e sicurezza garantite dall'etichetta.
L'idea di FareAmbiente sarebbe quella delle «public company» americane, che fa di ogni consumatore un socio. In questo modo ogni utente può controllare il gestore che gli fornisce l'acqua. Un vero antidoto contro quei carrozzoni pubblici, delle municipalizzate le cui reti spesso sono dei veri e propri colabrodo che causano perdite fino al 50% del distribuito. La formula «public company» inoltre, consentirebbe di garantire la fornitura minima essenziale a quelle famiglie indigenti o a basso reddito. Per esempio una fornitura gratuita per poche ore al giorno. Per contro dovrebbe essere previsto il taglio della fornitura a quegli utenti morosi che spesso approfittano del fatto che non è possibile l'interruzione della fornitura per non pagare le bollette. In una situazione del genere Vincenzo Pepe, presidente nazionale di FareAmbiente, spera vivamente che «la Corte costituzionale bocci i demagogici referendum promossi da Di Pietro che oltre a costare milioni di euro ai contribuenti, rischierebbero, grazie a campagne mediatiche fuorvianti, a tenere su società pubbliche in costante perdita e il cui scopo spesso è di fornire posti di lavoro e consulenze con criteri del tutto clientelari».