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Finanziarie col bollino

del 03/11/2010
di: di Fabrizio Vedana
Finanziarie col bollino
Cambio di denominazione sociale per le società che utilizzano la parola finanziaria o «finance» ma che non rientrano nella categoria degli intermediari finanziari vigilati dalla Banca d'Italia. Lo prevede Assonime nella circolare n. 36 del 2 novembre con la quale viene offerto un primo commento sull'abuso di denominazione finanziaria alla luce del recente dlgs 13/8/2010, n. 141 con il quale l'Italia ha modificato la disciplina in materia di soggetti operanti nel settore finanziario. Il decreto 141, in particolare, consente l'esercizio dell'attività di finanziamento nei confronti del pubblico soltanto a quei soggetti che assicurano piena affidabilità e correttezza. Assonime ricorda infatti che le modifiche, entrate in vigore il 19/9/2010, hanno interessato anche l'aspetto sanzionatorio: in particolare è stata ampliata la fattispecie dell'abuso di denominazione con il divieto all'uso della parola «finanziaria» (o altre locuzioni analoghe, anche in lingua straniera) nella denominazione e nelle comunicazioni al pubblico, da parte di soggetti diversi dagli intermediari finanziari (ex art. 106 del Tub). Scopo della norma è colpire l'uso di quelle denominazioni che potrebbero ingenerare confusione nel pubblico sull'attività esercitata dal soggetto, inducendo nell'equivoco che si tratti di un intermediario finanziario. Il mancato rispetto di tale divieto è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.032 euro fino a 10.329 euro. La nuova figura di illecito amministrativo pone un problema operativo per molte società. Fino a oggi, infatti, l'uso dell'espressione «finanziaria» non era soggetta ad alcuna restrizione particolare e molte società, anche quotate, che operano a vario titolo in campo finanziario prevedono questa parola nella propria denominazione sociale. La prassi è diffusa in particolare tra le società holding capogruppo e tra le società che svolgono attività finanziarie a favore del proprio gruppo. Con la nuova disciplina, nella categoria degli intermediari finanziari rientrano solo le società autorizzate a esercitare nei confronti del pubblico l'attività di concessione di finanziamenti e iscritte nell'apposito albo tenuto dalla Banca d'Italia. Assonime raccomanda, quindi, alle società che hanno nella loro denominazione le parole «banca» «banco», «credito», «risparmio» di verificare i rischi di situazioni che potrebbero generare nel pubblico difficoltà nel comprendere se hanno a che fare con operatori vigilati dalla Banca d'Italia oppure no. Va infine ricordato che lo schema di decreto di riforma della disciplina del credito al consumo, approvato il 22 ottobre scorso dal consiglio dei ministri (si veda ItaliaOggi del 23/10/010), prevede che vi sia una sorta di copyright Bankitalia sulla parola «finanziaria». Sarà Via Nazionale infatti, in base alle previsioni del decreto, a dare il nullaosta all'utilizzo a soggetti diversi da banche e intermediari.
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