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Più professioni, una sola riforma

del 27/11/2009
di: La Redazione
Più professioni, una sola riforma
Più professioni, insieme per una sola riforma. È questa in sostanza l'unica vera novità nel panorama delle professioni intellettuali: la voglia di più categorie di mettersi insieme per arrivare allo stesso obiettivo. Riformare quindi, unificando e nello stesso semplificando. Il Pat e il Cogepapi che, seppure in modo diverso, riuniscono più anime nel panorama delle professioni tecniche, non hanno dubbi su questi principi. E li hanno ribaditi in occasione dell'audizione che le Commissioni riunite giustizia e attività produttive stanno svolgendo nell'ambito dell'indagine conoscitiva relativa all'esame delle proposte di legge in materia di professioni intellettuali. Entrambi sono infatti favorevoli alla proposta del ministro della giustizia Angelino Alfano di procedere ad un riordino della materia per principi affidando poi, a successivi decreti, il compito di stabilire le specificità di ogni singola area. Purché però, come hanno sottolineato i due esponenti in rappresentanza del Pat Giuseppe Jogna presidente del Cnpi e Sergio Polese consigliere del Cni, la legge sia approvata in tempi rapidi e comunque entro la fine della legislatura. Ma nel corso dell'audizione sono stati soprattutto indicati alcuni dei principi ineludibili per un efficace e rapido processo di riforma che, innanzitutto dovrà occuparsi solo di professioni regolamentate. Ecco perché tra le priorità ci sarà quella di definire in modo puntuale cosa si intende per professione intellettuale, distinguendola dalla forma generica di professione ma anche, come spesso succede, dall'impresa. Il che vuol dire mettere anche in chiaro una volta per tutte, che le professioni sono collegate ad una formazione ben definita, a un tirocinio professionale e a un esame di stato. Tra i principi illustrati dal Pat poi la possibilità di accorpare professioni esistenti che operano in campi affini, ma anche rispetto al tema dell'aggiudicazione degli appalti per la pubblica amministrazione e per i servizi professionali privati la possibilità che i rispettivi consigli nazionali, predispongano precisi standard di qualità ai quali si dovrà far riferimento per la valutazione economica dell'incarico, con l'introduzione per le tariffe, di un limite minimo e massimo, superato il quale l'offerta è da considerasi nulla. Ma non solo Pat, perché in seconda battuta ma nello stesso giorno l'audizione ha visto anche la partecipazione del Cogepapi, il coordinamento di geometri, periti agrari e periti industriali. E partendo dai principi generali del Pat, totalmente condivisi, i tre presidenti del coordinamento sono andati oltre. Ribadendo, ancora una volta qual è l'obiettivo per il quale stanno combattendo: creare una casa per i tecnici laureati triennali che, con le necessarie distinzioni, chiarisca in modo definitivo la nuova posizione dei professionisti di I livello così come detta la disciplina comunitaria. Un coordinamento unitario che rappresenta, quindi, la vera novità nel panorama delle professioni intellettuale. Ma non si tratta però di una semplice unificazione, bensì di un nuovo albo per le professioni di I livello di matrice tecnica europeo nel quale confluiranno tutti gli attuali iscritti ai tre ordini. Va ancora precisato però che questa spinta riformatrice non affonda le radici su una difesa corporativa degli interessi di categoria, ma è il solo modo per risolvere i problemi che le tre categorie si sono visti cadere addosso a seguito di miopi riforme che non hanno saputo vedere ciò che già esisteva e funzionava positivamente.

Con l'istituzioni dell'ordine dei tecnici laureati i periti industriali vogliono dare quindi un contributo a quel programma di riforme indispensabile anche per restituire slancio e vitalità al sistema ordinistico italiano. Un progetto visto con favore anche da Maria Grazia Siliquini, relatore in Commissione Giustizia del provvedimento di riforma delle Libere Professioni convinta che questo passaggio rappresenti “un atto di modernità irrinunciabile” che consentirà lo snellimento della macchina amministrativa con sostanziale riduzione sul territorio dei rappresentanti ordinistici, liberando così nuove risorse che potranno così essere destinate ad altri obiettivi quali la formazione continua.

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