
Il Testo unico si poneva, giustamente, l'obiettivo di armonizzare la varia e complessa normativa antinfortunistica e semplificare l'applicazione delle norme. Allo stesso tempo, alla luce dell'esperienza maturata, proporre nuovi traguardi e precisare norme e adempimenti.
La prima osservazione riguarda l'applicazione del Testo unico. Redatto, nella fase finale, stante la decorrenza dei termini causa la caduta del governo Prodi, con urgenza e con evidenti errori tecnici e formali di fatto non ha trovato subito la sua concreta attuazione. Basti pensare alle scadenze con le quali dovevano essere emanati i decreti attuativi e le date perentorie ivi contenute.
Ben sapendo che era necessaria una revisione si è assistito allo slittamento delle scadenze e alla emanazione, nell'agosto del 2009, del correttivo decreto legislativo n. 106/09. Si osserva che il primo anno di vita del decreto è passato in attesta della sua revisione. Tempo utile che ha permesso di confrontare vecchie leggi e norme con il nuovo articolato.
Il correttivo 106/09 ha finalmente colmato lacune e corretto errori con precise indicazioni sull'importanza e il ruolo della bilateralità, la modificazione del sistema sanzionatorio e un grande impulso alla formazione.
Concretamente, però, si è andati avanti allo sbaraglio. Uno dei casi più evidenti riguarda la figura del dirigente che, assieme agli altri soggetti sensibili, deve ricevere una apposita formazione. Il decreto ne indica gli elementi fondamentali, ma rimanda alla conferenza stato regioni la durata, i contenuti e le modalità della formazione. Gli enti e le organizzazioni più volonterose hanno però iniziato a svolgere corsi per dirigenti. Naturalmente a ruota libera: corsi che andavano da 4 a 16 ore con programmi generici o specifici.
Orbene, questi dirigenti hanno assolto l'obbligo formativo? La conferenza stato regioni ha prodotto bozze di accordi, ma non è riuscita ad approvarne nessuno. Giuridicamente l'adempimento è stato assolto ma con quale formazione? Interrogativi che devono essere colmati al più presto in quanto le leggi e le norme devono essere di semplice e concreta applicazione. La formazione è cosa troppo importante e seria che deve contribuire al cambiamento dei comportamenti attuando la cultura della sicurezza sul lavoro.
L'Aifos, Associazione italiana formatori della sicurezza sul lavoro, aderente al Cnai e in collaborazione con la Cisal, sta lavorando a un progetto formativo che verrà discusso dall'ente bilaterale Enboa affinché la formazione dei Rls sia oggetto di una proposta operativa modulare che possa essere attuata nelle diverse tipologie aziendali: dalla realtà dei 5 ai 15 ai 50 dipendenti.
L'Enboa, un ente bilaterale che nella formazione per la sicurezza non vuole svolgere il ruolo di raccoglitore di carte e timbri, ma che avanza tramite gli enti bilaterali regionali proposte progettuali e protocolli che possono essere adottati e applicati nella formazione dei lavoratori.