
Il fatto. L'inchiesta parte dal 2007 e riguarda i vertici di una società con sede a San marino e che secondo l'accusa avrebbe riciclato almeno 100 mln di euro illecitamente trasferiti all'estero e poi riutilizzati in Italia. Il valore del maxi-riciclaggio è di oltre un miliardo di euro e coinvolge la San Marino Investimenti (Smi), la più importante holding finanziaria e
fiduciaria del Titano. La rogatoria è stata fatta per acquisire documentazione bancaria, contabile e societaria. Il commissario della legge sanmarinese ha autorizzato l'exequatur (perquisizione e sequestro). La società ha proposto appello sul via libera alla rogatoria. Il 20 aprile a conclusione dei tre gradi di giudizio dell'ordinamento sanmarinese il giudice di terza istanza ha deciso di respingere definitivamente il ricorso alla decisione favorevole, confermando il via libera alla procedura rogatoriale.
I contenuti della sentenza. Il giudice estensore della sentenza cassa il ricorso presentato dalla società sottoposta a indagini in Italia e a domanda di rogatoria a San Marino, e nella sentenza chiarisce ulteriormente i binari in cui si muove la richiesta di rogatoria. In particolare, si sostiene che, sulla base della legge 104/09 sulle rogatorie internazionali in materia penale di San Marino, si ritengono parti sia lo stato che rivolge la domanda di rogatoria sia quello che riceve la richiesta di compimento degli atti istruttori. Inoltre si sottolinea che nell'esaminare i presupposti di legittimità dell'exequatur il giudice dello stato richiesto non può sindacare l'adeguatezza dell'attività inquirente svolta dall'autorità rogante, il fondamento delle accuse poste a base della domanda e l'opportunità delle misure richieste. Deve insomma accertare una verosimiglianza di una ipotesi investigativa che riguarda la commissione di un reato. Per il giudice di San Marino, infine, la legge sulle rogatorie internazionali deve essere interpretata nel senso più favorevole alla cooperazione stessa.