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Albo avvocati, giovani a rischio

del 16/04/2010
di: di Simona D'Alessio
Albo avvocati, giovani a rischio
C'è una zona grigia nell'avvocatura, fuori dai calcoli della Cassa di previdenza forense, rappresentata prevalentemente dai giovani che dichiarano troppo poco. Un quadro che emerge dal raffronto fra i numeri dei legali presenti negli albi nel 2008 - 208 mila - e quelli di coloro che, invece, versano i contributi all'ente (152.089). Ne consegue, pertanto, che sono oltre 50 mila gli «assenti» dalle statistiche previdenziali sebbene, indicano i vertici della Cassa, «esista una soglia per una contribuzione previdenziale che dà diritto a un minimo vitale che arriverà, con dei calcoli approssimativi, all'incirca a 3.300 euro». Ma se un avvocato non è in grado di mettere da parte con la propria attività nemmeno il minimo indispensabile, ci si domanda come «possa, allora, restare nel mondo dell'avvocatura, ossia figurare fra gli iscritti all'albo», poiché si tratta di gente «che, con tutta evidenza, non produce reddito e non esercita la professione». E quindi non ha senso una permanenza nell'albo. Del resto, che il reddito dei professionisti sotto ai quarant'anni di età non sia attualmente elevato, lo segnalano senza possibilità di errore le cifre diffuse dall'ente la scorsa settimana: a fronte di una media di 50.351 euro l'anno, infatti, gli avvocati nella fascia 35-39 anni si fermano ai 28.806. Ma l'anomalia degli «iscritti fantasma» va al di là delle cifre sui redditi effettivamente dichiarati dalle giovani generazioni che figurano negli elenchi previdenziali, ed è stata segnalata in più occasioni dal presidente Marco Ubertini, anche alla vigilia della conferenza in corso a Stresa fino a domenica, convocata proprio per raccontare alla categoria i contenuti della riforma entrata in vigore il 1° gennaio. E, nel corso di un'audizione nella commissione bicamerale di controllo degli enti di previdenza a ottobre del 2009, egli stesso aveva sostenuto che «tutti quei soggetti non iscritti alla Cassa, ma iscritti agli albi, teoricamente dovrebbero essere iscritti alla gestione separata Inps. Se qualcuno, aveva chiosato il presidente, ci volesse aiutare a fare una semplice verifica, vedremmo chi sono gli avvocati e chi, invece, i non avvocati». Parole che rappresentano un palese richiamo alla legge 335 del 1995 (la riforma Dini), che stabilisce che non debba esistere alcun reddito da lavoro autonomo non assoggettato a una contribuzione pensionistica.

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