
I primi dettagli dell'operazione, che sarà messa nero su bianco nel secondo decreto legislativo attuativo del federalismo fiscale, sono stati definiti ieri in una riunione al ministero delle finanze a cui hanno partecipato i ministri dell'economia e della semplificazione Giulio Tremonti e Roberto Calderoli, Luca Antonini, presidente della commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, il ragioniere generale dello stato Mario Canzio, oltre a numerosi tecnici ministeriali (Maurizio Delfino per il ministero della semplificazione, Vincenzo Fortunato, capo ufficio legislativo del Mef, il prefetto Angela Pria capo del dipartimento affari interni e territoriali del Viminale e Raffaele Sarnataro, vicedirettore centrale della finanza locale). La riunione è servita per valutare la fattibilità tecnica del nuovo super-tributo comunale e ribadire un concetto su cui sia Tremonti che Calderoli hanno insistito molto: la service tax dovrà essere corretta attraverso un meccanismo di perequazione che servirà ad attutire le inevitabili differenze di gettito che si determineranno nelle diverse realtà locali. E' evidente, infatti, che la nuova tassa avrà un peso assai diverso in una grande metropoli (dove ogni giorno si concludono centinaia di transazioni immobiliari) e in un piccolo comune. Come e in che misura interverrà questo meccanismo perequativo per il momento non si sa ancora.
Nella riunione, tutta dedicata ai comuni, si è parlato anche, incidentalmente, dei tributi da attribuire alle province. Tremonti e Calderoli hanno le idee chiare. Se ai sindaci andrà tutta la fiscalità immobiliare, agli enti intermedi dovranno andare le imposte che riguardano l'automobile. Oltre all'Ipt, dunque, anche le accise sulla benzina e una quota della tassa di circolazione.
Ma la discussione sui tributi provinciali non è andata oltre queste linee generali. Tremonti ha preferito rimandarla ad altra sede in attesa di capire se e in che modo potrà realizzare un suo vecchio pallino: cancellare del tutto il bollo auto.