
Una lettera del garante della Privacy, Antonello Soro, inviata alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi e al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, toglie il velo su uno dei problemi che affliggono il fisco in questo periodo: i dati pazzi.
Nell’ottobre del 2015 alcuni attacchi informatici all’anagrafe tributaria avevano creato scompiglio, ora si scopre che è rimasto un segno profondo. Il garante ha ammonito sulla qualità del dato presente nell’anagrafe perché, secondo alcune verifiche sullo spesometro, sono stati inseriti importi inferiori a quelli soggetti all’obbligo di comunicazione. Non soltanto più bassi dei 3.600 euro “canonici”, ma perfino inferiori ai 10 euro.
Anche il redditometro non ha passato i test, con errori definiti dall’autorità “macroscopici”. E che dire delle partite iva, dichiarate con rischio altissimo perché appartenenti a un soggetto richiedente deceduto ma che, a una seconda indagine, appariva invece vivo? Anche l’Isee non è esente da errori, con il blocco a tutt’oggi degli accessi alla banca dati.