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Stella: la luce in fondo al tunnel

del 09/01/2014
di: La Redazione
Stella: la luce in fondo al tunnel
Tanti obblighi e incombenze per i professionisti nel 2014. Ma anche la prospettiva di uscire dal tunnel della crisi con le proprie forze e con nuove idee. Se il 2013 ha lasciato eredità pesanti in capo ai professionisti (dall'introduzione del Pos obbligatorio all'esclusione dalla cig in deroga per i dipendenti degli studi professionali) e il quadro politico ed economico continua a essere contrassegnato dall'incertezza, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, non si rassegna a «vedere il bicchiere mezzo pieno». Perché il 2014 porta con sé importanti novità che potrebbero rappresentare una svolta per i professionisti e il sistema professionale ha gli anticorpi per uscire dalla crisi.

Domanda. Partiamo dalle incombenze. Dal 1° gennaio 2014 gli studi professionali sono costretti a utilizzare il Pos per incassare i pagamenti dei clienti. Un provvedimento fortemente contestato dai professionisti...

Risposta. E a ragione. L'introduzione del Pos obbligatorio è la misura della distanza, del distacco della politica dalla realtà del lavoro di un professionista. Numerosissime categoria, soprattutto quelle a contatto diretto con i consumatori, pensiamo per esempio all'area sanitaria, accettano già il pagamento attraverso moneta elettronica; ma numerose altre professioni, soprattutto quelle dell'area tecnica che lavorano su grandi commesse o opere complesse, utilizzano i bonifici e comunque sistemi di pagamento con tracciabilità.

D. Un regalo alle banche, dunque?

R. Molte categorie sono insorte giustamente contro un provvedimento che comporta un costo fisso, un balzello salatissimo che andrà a beneficio del sistema bancario e dei circuiti internazionali che gestiscono le principali carte di credito, senza alcun vantaggio per il professionista e il cliente finale. Adesso attendiamo di capire modalità e termini di pagamento che dovranno essere definiti da un decreto interministeriale di prossima attuazione.

D. Il 2013 lascia in eredità al nuovo anno un'altra partita aperta che tocca da vicino gli studi professionali: la loro esclusione dal sistema della cassa integrazione in deroga per il 2014. Ci sono speranze per gli studi in crisi?

R. Oggi è attesa la convocazione delle forze sociali da parte del ministero del Lavoro per capire quali saranno gli orientamenti del ministro Enrico Giovannini dopo la bocciatura del decreto da parte della Conferenza stato-regioni.

D. Mancano le risorse?

R. La legge di Stabilità ha stanziato ulteriori 600 milioni di euro agli ammortizzatori sociali che vanno ad aggiungersi a quelli, 1,1 miliardi di euro, già previsti dalla riforma Fornero per il 2014. Possiamo capire che la coperta sia corta, sappiamo anche che lo strumento degli ammortizzatori sociali sia destinato a estinguersi per fare spazio a forme di politiche attive del lavoro che riteniamo più corrette, più opportune per rivitalizzare le dinamiche occupazionali; tuttavia rimane il profondo senso di ingiustizia sociale che permea l'impianto del decreto Giovannini, senza dimenticare che la limitazione alle sole imprese di cui all'art. 2082 c.c. è in contrasto con l'impostazione di livello comunitario che definisce impresa qualunque soggetto che svolge «attività economica e che sia attivo su un determinato mercato».

D. L'obiettivo della riforma Fornero, ripreso dall'attuale ministro Giovannini, mira a trasferire le risorse destinate alla cig in deroga, che gravano sulla fiscalità generale, verso i fondi bilaterali di solidarietà, autofinanziati da datori di lavoro e lavoratori.

R. Siamo assolutamente favorevoli a tale impostazione, poiché si favoriscono come dicevo le politiche attive del lavoro, ma anche forme di sostegno per le situazioni di crisi. Da questo punto di vista Confprofessioni, Parte Sociale del comparto degli studi professionali, insieme alla controparte sindacale ha recentemente concluso un accordo per il sostegno al reddito in cui oltre a impegnarsi a valutare la costituzione di un Fondo dedicato allo scopo, secondo le disposizioni della legge Fornero, ha previsto una serie di prestazioni integrative degli ammortizzatori sociali in deroga attualmente in vigore. Adesso lo Stato deve fare la sua parte, anche perché il comparto degli studi rappresenta poco più dell'1% sul totale complessivo delle ore autorizzate di cassa in deroga.

D. Intanto sono ripartite le trattative per il rinnovo del Ccnl degli studi.

R. A metà dicembre c'è stato il primo incontro con la controparte sindacale. Il punto di partenza è la crisi che sta attraversando il settore degli studi e l'esclusione dalla cig in deroga rappresenta una pesante ipoteca. In sede di rinnovo del contratto dovremo trovare delle modalità per non andare a intaccare la parte economica, puntando allo stesso tempo su interventi di potenziamento del welfare, dall'assistenza sanitaria alla formazione continua

D. Anche perché la crisi economica continua a mordere i professionisti. Quali previsioni per il 2014?

R. Ci sono due aspetti da tenere in considerazione. Dal punto di vista macroeconomico, l'Italia ha fatto passi da gigante per raddrizzare i conti pubblici e contenere il debito, grazie soprattutto agli sforzi di famiglie e delle attività economiche del Paese. Tuttavia, resta ancora molto da fare soprattutto sul fronte della spesa pubblica e sui tagli dei costi della politica. Solo attraverso interventi mirati al contenimento del debito si può avviare un processo di riforme strutturali indispensabili per la crescita del Paese.

D. Qual è il secondo aspetto?

R. L'economia reale soffre ancora e, al di là delle promesse, non si intravede ancora la fine del tunnel. La spesa delle famiglie continua a essere in contrazione, gli investimenti delle imprese languono e negli studi professionali si riflettono pesantemente i disagi di un sistema economico ancora in panne.

D. Esiste una ricetta per uscire dalla crisi?

R. Non servono ricette, ma solo misure di buon senso. In primo luogo occorre intervenire sul costo del lavoro, riducendo seriamente il cuneo fiscale. Il Governo ha previsto l'istituzione di un fondo per ridurre il cuneo fiscale, che verrà alimentato attraverso i risparmi di spesa pubblica e dalla lotta all'evasione fiscale: due canali abbastanza aleatori che rischiano di vanificare la bontà del provvedimento.

D. Secondo un recente rapporto della Banca Mondiale, l'Italia è fanalino di coda in Europa per il carico fiscale sulle imprese. Il presidente del consiglio Enrico Letta ha annunciato che nel 2014 caleranno le tasse. Qual è la sua opinione?

R. Finora sono stati fatti troppi annunci. Il carico fiscale complessivo nel nostro Paese oscilla tra il 65 e il 68%. Un peso non più tollerabile dal sistema economico produttivo che oltre al danno subisce la beffa di un sistema tributario connotato da un livello di burocratizzazione senza paragoni nel resto d'Europa. Vedremo se alla politica degli annunci seguiranno i fatti.

D. Confprofessioni ha partecipato attivamente al fianco del vicepresidente Tajani sul tavolo imprenditorialità 2020. Quali novità sono in arrivo dal Parlamento europeo?

R. Abbiamo seguito passo passo i lavori del tavolo Tajani che mira a dare una collocazione più netta al sistema del lavoro professionale in tutta Europa. Innanzitutto, i professionisti vengono inquadrati come una realtà economica che ha pari dignità con le imprese e questo significa ricomprendere gli studi professionali tra i soggetti target delle politiche di sostegno e di sviluppo economico dell'Unione europea.

D. Più concretamente?

R. Nell'ultima riunione che si è tenuta a Bruxelles lo scorso 5 novembre è emersa la volontà della Commissione europea di ricomprendere i professionisti tra i beneficiari dei fondi strutturali europei. Con il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali europei, infatti, i professionisti avranno libero accesso ai bandi comunitari per promuovere la ricerca, lo sviluppo tecnologico e innovazione e la competitività del sistema professionale. Si tratta di un primo passaggio fondamentale per aprire le porte del mercato europeo i professionisti italiani, che possono competere benissimo a livello europeo per la loro professionalità e competenza, sfruttando al meglio le opportunità che arriveranno da Bruxelles.

D. E come arriveranno i fondi comunitari negli studi italiani?

R. I professionisti potranno beneficiare degli incentivi attraverso i propri organismi associativi, i confidi e gli enti bilaterali che saranno chiamati a svolgere il ruolo di intermediari finanziari dei fondi europei ovvero attraverso le associazioni di categoria che parteciperanno direttamente ai bandi comunitari.

D. Potrebbe essere la volta buona per riavvicinare il sistema professionale?

R. Già da qualche tempo il sistema tripartito che governa il mondo delle professioni (ordini, casse e sindacato) ha cominciato a dialogare su diverse questioni. Ciascuno, nel rispetto del proprio ruolo, sta cercando di mettere in circolo gli antidoti per dare nuova linfa ai professionisti. La convergenza verso le problematiche occupazionali degli studi professionali, le criticità per l'accesso al credito e la prospettiva dei fondi strutturali europei, la contrazione dei redditi e del mercato dei servizi professionali, la tenuta degli assetti previdenziali e le difficoltà dei giovani per inserirsi nel mondo del lavoro sono i temi dai quali ripartire con un rinnovato spirito di collaborazione. L'auspicio per il nuovo anno è che si possa raggiungere l'obiettivo di remare tutti nella stessa direzione. Per il bene comune dei professionisti e della libera professione.

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