
Domanda: Presidente era necessario tornare ancora sul riordino degli istituti tecnici?
Risposta: Assolutamente sì, perché come accade quando viene approvata una riforma, le novità introdotte lasciano spazio ad interpretazioni senza limiti e ognuno si sente legittimato a dire la sua.
D. Cioè?
R. Mi riferisco cioè a chi continua a sostenere che il nuovo titolo che l'istruzione tecnica rilascerà, avrà valore ai fini dell'accesso ad una professione regolamentata, e quindi al praticantato, all'esame di stato. E la cosa che mi stupisce ancora di più è che a fare queste dichiarazioni errate siano dirigenti scolastici regionali.
D. E il ministero dell'istruzione invece cosa dice?
R. Noi periti industriali, geometri e periti agrari siamo stati ricevuti dai due direttori generali del ministero che hanno confermato inequivocabilmente ciò che andiamo dicendo da mesi: la nuova istruzione tecnica non è più inquadrabile come scuola terminale. Il titolo rilasciato di diploma di istruzione tecnica farà certamente chiarezza rispetto alla confusione presente che identifica con lo stesso titolo quello scolastico e quello professionale, ma non sarà spendibile ai fini dell'accesso agli albi. Titolo scolastico e professionale sono due cose da tempo molto diverse.
D. Ci può spiegare qual è la differenza?
R. La differenza sta tutta nella differenza di definizione tra professione, in senso generale e professione intellettuale: la prima forma i soggetti che operano nel vasto campo della produzione, la seconda ha una prerogativa diversa e come tale deve essere trattata, perché dispone della capacità creativa.
D. E chi vorrà esercitare la professione quindi che dovrà fare?
R. Semplice: continuare a studiare dopo il diploma scolastico. Del resto sono le stesse direttive europee a dire che per esercitare una libera professione è necessario avere almeno una laurea triennale o un periodo di formazione post-secondaria equivalente.
D. E i futuri diplomati che futuro avranno?
R. La scuola li prepara per il vasto campo della produzione quella manifatturiera, dei servizi o delle imprese.
D. Quindi di fatto questa riforma porterà a esercitare la professione su due livelli, quello triennale e quello quinquennale?
R. Esatto ed è il suo miglior pregio. La riforma persegue il serio e intelligente proposito di uniformare il sistema di formazione e classificazione delle professioni intellettuali tecniche in soli due livelli formativi. Anche perché concepire un terzo livello vorrebbe dire tagliare fuori dal panorama delle professioni intellettuali i futuri tecnici che usciranno da questi istituti.