Un accordo «storico» più perché salva dal fallimento l'approccio multilaterale al commercio mondiale che per i contenuti. Il mini-pacchetto di Bali esaurisce una parte minima del Doha Round ma è pur sempre qualcosa nell'accidentato percorso recente degli accordi multilaterali di libero scambio, discorso fermo da 20 anni. Oltre alla firma degli impegni vincolanti per la semplificazione degli scambi transfrontalieri, che costituisce il passo in avanti più significativo dal 1995 e dovrebbe liberare 1 trilione di dollari per l'economia globale, l'accordo di Bali ha anche un corposo capitolo agricolo, importante soprattutto per i paesi meno sviluppati. Secondo la Commissione Ue, che conduceva i negoziati per l'Europa, la novità più rilevante per l'export agroalimentare europeo sono le nuove disposizioni sui contingenti tariffari esenti da dazio non «riempiti», per i quali si dovrà comunque garantire l'accesso delle merci. Sulle restituzioni alle esportazioni, si «rinnova l'impegno» a eliminarle ma non si procede all'accordo globale vincolante che da anni tutti (anche il G20) auspicano. L'Ue ha fatto la sua parte, con la nuova politica agricola comune ha azzerato i fondi per i rimborsi, che possono essere riattivati solo in caso di emergenza. «Ricordo che abbiamo recentemente ridotto la nostra spesa effettiva restituzione all'esportazione a zero, e cambiato le regole per limitare il nostro uso futuro delle restituzioni», ha spiegato Ciolos, «ma insistiamo sul fatto che tutte le misure di esportazione devono essere coperte prima di fare qualsiasi impegno vincolante in un pacchetto globale Wto». Il riferimento è agli Usa, che hanno ancora in vigore un sistema di crediti alle esportazioni solo in parte conforme alle regole del Wto.