
Ma c'è un altro aspetto che occorre mettere in rilievo: diversamente da queste letture parziali e interessate la proposta Ue non garantirebbe affatto un passaporto automatico al monopolio della bioplastica compostabile sponsorizzata dall'attuale legislazione italiana. Essa, al contrario, contiene molti punti oscuri e contraddizioni sul piano tecnico-normativo che se riconfermati nella conversione in legge obbligherebbero comunque a un processo di revisione dell'attuale art. 2 della legge n. 28. Non a caso alcune importanti organizzazioni dei produttori europei hanno già espresso perplessità sul contenuto della proposta, in quanto lascia campo libero ai singoli stati nel prevedere anche veri e propri divieti alla commercializzazione, anziché adottare eventualmente più saggi ed equilibrati provvedimenti a carattere fiscale, vorrebbe dire creare un precedente pericoloso e inaccettabile per il rispetto dei principi generali che regolano la libera circolazione delle merci nel Mercato unico.
Ecco quindi che sarebbe molto più razionale riavviare un dialogo anche in Italia, per evitare soluzioni definitive che, oltreché impugnabili in via di diritto, produrrebbero sicuramente nuova disoccupazione e ulteriori chiusure di aziende. Più in particolare il ministero dello sviluppo economico non potrà sottrarsi a questo tipo di corresponsabilità.