Grande bagarre sulla previdenza unificata per tutti i commercialisti dell'albo unico. Le notizie apparse su ItaliaOggi di questo fine settimana hanno messo a nudo la realtà esistente. Per l'Ancot, la Cassa di previdenza dei ragionieri non può e non deve morire perché i ragionieri hanno il sacrosanto diritto, come ogni altro cittadino, di avere una pensione almeno proporzionale ai contributi versati. La pensione deve rappresentare la giusta remunerazione dei sacrifici di una vita di lavoro ed è in quest'ottica che l'Ancot, assieme al CoLap, da tempo rincorre la politica perché si occupi con maggiore oculatezza della previdenza dei professionisti senza cassa. Certamente la gestione speciale lavoratori autonomi dell'Inps, non rappresenta una buona prospettiva con l'iniquo rapporto esistente tra contributi e prestazioni. Considerate quindi le difficoltà della Cassa dei ragionieri a causa dei tanti tentativi andati a vuoto di una logica e naturale fusione con la Cassa dei cugini dottori e constatata la grande insoddisfazione dei professionisti obbligati alla gestione speciale dell'Inps, non si vede perché i rappresentanti di queste categorie professionali non si devono mettere seduti intorno ad un tavolo per studiare e trovare insieme una soluzione ai problemi di migliaia di professionisti. Ritengo che sia doveroso compiere ogni tentativo e percorrere tutte le strade possibili, perché la politica, impegnata purtroppo su altri fronti, non ritiene degna di adeguata attenzione e soluzione le nostre problematiche. Il primo problema di una cassa è di aver grandi numeri; non v'è dubbio che con l'apertura ai senza albo ci sarebbe un notevole incremento che potrebbe portare la Cassa dei ragionieri vicino al top previsto dagli esperti del settore. Il secondo problema è quello dell'equilibrio tra contributi che entrano e pensioni che sono erogate. La Cassa ragionieri senza nuovi iscritti non ha un grande futuro, pur nel massimo rispetto della sana gestione degli amministratori. La sensibilità della politica dovrebbe essere quella di tessere la tela per consentire il «non fallimento» di una Cassa di previdenza che procurerebbe altrimenti grande allarme del sistema pensionistico, così come strutturato, e dare speranza ai «tartassati della gestione speciale Inps», oggi al massimo dello scontento. La dote dei senza albo è rappresentata da quanto versato nell'Inps che andrebbe travasato nella Cassa ragionieri, ma anche dall'apporto immediato di nuovi contributi freschi dei giovani professionisti. La strada è tortuosa, ma il fine è nobile per cui ogni tentativo deve essere fatto nel massimo rispetto della situazione di ogni singola posizione pensionistica. L'Ancot, senza pregiudizio alcuno, è pronta a impegnare tutte le sue forze per trovare una soluzione al grave e grande problema della pensione della categoria. I tentativi precedenti, caduti nel vuoto, non devono scoraggiare ulteriori ricerche di soluzioni. I tempi sono sicuramente maturi per un'inderogabile e responsabile attenzione della politica nei confronti di tanti professionisti che potrebbero risolvere il problema pensionistico senza grossi traumi, quindi avanti con coraggio e lungimiranza.