
«La scelta della Cnpr di voler aprire a soggetti non iscritti all'Albo Unico», ha detto Anedda, «dimostra ufficialmente -se ne fosse stato il bisogno- che l'ostinato interesse dell'ente per la fusione con Cnapdc non era tanto legato all'alto senso di categoria, quanto piuttosto alla necessità di far fronte al debito previdenziale con iscrizioni di qualsivoglia tipo. D'altronde», prosegue Anedda, «comprendo la necessità di Saltarelli di dover garantire ai propri iscritti una prestazione previdenziale, anche accogliendo soggetti che garantiscano un flusso di nuovi ingressi».
«Abbiamo una struttura, degli iscritti e un patrimonio; non aspetteremo la liquidazione della cassa ragionieri», ha replicato Saltarelli. «Crediamo nella previdenza unica. E vogliamo fare la nostra parte proponendo a tempo di comparare le proiezioni attuariali in modo da vedere dove sta e in cosa consiste il debito latente dei due enti. Solo da qui si può partire per vedere quale misure adottare per arrivare ad un progetto per i commercialisti. Siamo noi per primi a chiedere che il confronto sia fatto sui numeri. Il sette aprile sarà l'inizio di un nuovo cammino o la fine di un'idea. In quest'ultimo caso ci guarderemo intorno, ma non chiuderemo».
Non entra nel merito della diatriba Antonio Pastore. Ma come vicepresidente Adepp (l'associazione degli enti di previdenza) ci tiene a precisare i rischi dell'apertura di una cassa ai lavoratori autonomi. «Creare un precedente del genere», dice, «mette a rischio i delicati equilibri previdenziali degli enti».