
Con i due provvedimenti approvati ieri da palazzo Chigi, Calderoli ha dunque spazzato via in un giorno 335 mila norme che se aggiunte alle 40 mila eliminate dalla prima fase di semplificazione normativa (iniziata con il dl n. 112/2008, proseguita con il dl n. 200/2008 e conclusasi con il dlgs n.179/2009, nonché con l'approvazione del codice dell'ordinamento militare e di quello dell'agricoltura) porta a quota 375 mila la pila di leggi inutili (32 metri cubi di carta) che Calderoli brucerà simbolicamente mercoledì prossimo in un falò presso la caserma dei vigili del fuoco delle Capannelle a Roma.
I due testi riceveranno ora i pareri del Consiglio di stato e, limitatamente a quello di abrogazione di norme primarie, anche quelli delle competenti commissioni parlamentari.
Il ministro leghista parla apertamente di un risultato storico. «È la più imponente opera di semplificazione normativa dal 1861 a oggi», dice, rivendicando anche i risparmi in termini di spesa pubblica. «Questa montagna di leggi inutilizzate da decenni e sconosciute ai più pesavano sul bilancio dello stato in maniera enorme», prosegue, «basti pensare che mantenere una legge costa 2.100 euro all'anno».
Ora, completato il quarto e ultimo step di quella che Calderoli chiama la fase uno dell'opera di smaltimento normativo, si passerà alla fase due, ossia quella della codificazione delle 10 mila leggi che si sono salvate dalla ghigliottina. In realtà, la stagione della codificazione può dirsi già iniziata perché nelle scorse settimane il governo ha portato a termine il codice dell'ordinamento militare (firmato ieri dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano) e quello agricolo, abrogando in totale 1.100 leggi.
L'obiettivo (auspicato da Calderoli e condiviso dallo stesso premier Silvio Berlusconi in conferenza stampa) è di arrivare a 5 mila leggi vigenti entro la scadenza della delega al governo per il riordino normativo, recentemente prorogata al 31 dicembre del 2011. Una chance che Calderoli e il suo dicastero non vogliono lasciarsi sfuggire perché, ha osservato il ministro leghista, è l'occasione per varare non solo importanti codici di riassetto, ma anche vere e proprie riforme di settore (dalle professioni al commercio, dai mercati, alle utility), senza dover ricorrere a deleghe ad hoc ma provvedendo direttamente con decreti legislativi.