A volte si corre il rischio di non essere creduti, quando si narrano storie di ordinaria burocrazia. Ma realtà è quella che segue e coinvolge in pieno le istituzioni comunitarie. Quanto ora riportato è l'esatta riproduzione della realtà esistente a Bruxelles, dove ogni mese si ripete da anni e anni sempre lo stesso incredibile rituale: il viaggio del baule. Per una settimana infatti tutto il Parlamento europeo si sposta da Bruxelles a Strasburgo con armi e bagagli. E nel vero senso della parola. Nei palazzi comunitari si svolgono dei riti che potrebbero apparire fantasiosi nell'era della telematica. Una volta al mese viene riempito un baule per ogni eurodeputato con dentro fascicoli, testi, documenti, cancelleria e quant'altro possa servire nella settimana di riunioni a Bruxelles. Così 754 grandi bauli (tanti quanto sono i parlamentari europei) percorrono a bordo di innumerevoli tir gli 860 chilometri che separano in andata e ritorno le due città. E con loro tutti funzionari e gli staff al completo. Un vero e proprio esodo in grande stile. Le attività di preparazione cominciano alla fine della settimana precedente, quando tra giovedì e venerdì gli assistenti del deputato riempiono il baule e lo pongono fuori dell'ufficio del deputato. Da li viene prelevato dai trasportatori che lo recapitano a Strasburgo, dove il lunedì successivo viene preso in consegna dai medesimi assistenti che nel frattempo si sono spostato in Francia assieme ai parlamentari, ai funzionari del Parlamento, ai lobbysti. Un popolo di circa cinquemila persone che una volta al mese si deve impegnare in questo trasloco. E alla fine dell'attività parlamentare, che avviene abitualmente il giovedì, si compie il percorso inverso con ripetizione degli stessi atti preparatori. Il costo stimato di questo strano «giro turistico» è di circa 200 milioni di euro all'anno! E bisogna aggiungere i costi esorbitanti di vitto e alloggio di tutti coloro che sono impegnati nella trasferta, che si raddoppiano in quella particolare settimana, viste le dimensioni non adeguate della ricettività. Con questi presupposti, ci è toccato leggere in questi anni inviti alla sobrietà provenienti dalle istituzioni comunitarie dirette al nostro Paese, che certamente presenta problemi creati dalle procedure burocratiche ma che non arrivano mai a tanta perversione. Quella di Strasburgo peraltro è stata una specifica richiesta dello stato francese con la scusa che il capoluogo alsaziano costituisce il simbolo delle sanguinose divisioni tra europei finalmente rappacificati. In effetti, questa distorsione è già stata segnalata al fine di eliminarla. Ma per sopprimere una delle sedi del Parlamento Ue è necessario modificare il Trattato di Lisbona, che si cambia solo con decisione unanime del Consiglio Europeo. Peccato che dello stesso faccia parte la Francia, che ha già ripetutamente espresso la propria contrarietà alla soppressione della sede di Strasburgo. Che dunque resterà inutilmente attiva e che costerà ai cittadini europei 200 milioni di euro all'anno, anche per i viaggi che dovranno continuare a fare i bauli.