Consulenza o Preventivo Gratuito

Prevenzione senza retorica

del 19/03/2010
di: La Redazione
Prevenzione senza retorica
Dall'inizio dell'anno una lettura meno distratta della cronaca di alcuni giornali in edicola è risultata utile per un confronto sul tema degli incidenti sul lavoro, anche per misurare la validità e la puntualità dell'impegno operativo profuso dalla Sail. Nel merito, la rassegna non si limita soltanto ad assolvere ad un obbligo di riscontro sulle iniziative sottoposte all'attenzione dell'opinione pubblica, ma assume la fisionomia di una referenza culturale e sociale nell'apprezzamento di finalità e obiettivi della prevenzione all'interno del territorio regionale e locale.

Nei titoli dei giornali si parla, per esempio di «incidenti sul lavoro in aumento» che vengono nascosti. Nel testo sottostante si danno in calo le morti nei cantieri, in sintonia con le statistiche del sindacato, secondo le quali «le vittime nel 2009 sarebbero 168 contro le 184 dell'anno precedente».

Un trend confermato dai dati dell'Inail: «Gli incidenti mortali sul lavoro nel 2008 sono complessivamente 1120, ovvero -7,2% rispetto al 2007». C'è poi chi invita a diffidare in riferimento ai dati ora indicati, secondo il rappresentante della sicurezza in un'azienda della provincia di Firenze: le percentuali non sarebbero del tutto condivisibili, in quanto le denunce di infortunio non tengono conto dei tanti addetti che lavorano a «nero», i più esposti a rischio. Per cui servirebbero pene più severe, per il sindacalista, che attribuisce al governo il «dimezzamento delle sanzioni» avvenuto nel mese di agosto 2009: «Peccato, aggiunge che gli ispettori delle Asl in Italia siano meno di 2000 unità».

Per altri giornali bisogna «spezzare la catena dei morti sul lavoro: la prevenzione si impara dalla scuola primaria». Infine, 11 imprenditori in difficoltà economica hanno preferito suicidarsi anziché licenziare i propri dipendenti.

Su un settimanale dello scorso 5 marzo una nota specifica informa «che è in corso un esperimento in fabbrica sotto forma di test con quiz a premi per evitare incidenti». Quindi, «con la sicurezza sul lavoro non si scherza: si gioca» (SIC!). Inoltre due multinazionali hanno varato alcuni progetti per rendere consapevoli i propri dipendenti dei pericoli che corrono in fabbrica. In una di queste, dove si lavorano detersivi liquidi e in polvere, è stato distribuito un gioco a quiz con tre domande, di difficoltà variabile, sui rischi per la salute. A chi indovina viene ricaricata «la chiavetta del caffè». Nell'altra azienda hanno stampato: SICURO. Un opuscolo per immagini a quiz, integrati da testi e vignette, che reca in allegato un cd in otto lingue tra le più parlate per aiutare chi non sa leggere a capire i pericoli che corre.

Siamo, quindi, a un pluralismo di iniziative tra le più varie. Alcune anche stravaganti. Quasi sempre indifferenti rispetto al lavoro nero e all'assidua carenza di garanzie preventive e assicurative a livello pubblico e privato, ben sapendo che le responsabilità di ciò che accade nell'infortunistica quotidiana stanno a monte di un processo produttivo, improntato esclusivamente sul profitto, Né suscita scandalo che la prospettiva per gli ignari lavoratori disarmati lacera i rapporti umani e la coscienza civile. Mentre si moltiplicano corsi di formazione in cui parcheggiano generazioni di aspiranti lavoratori. O di cassintegrati, nei cui confronti non si viene quasi mai assaliti dal dubbio e dal buon senso.

vota