
Il dibattito che si sta sviluppando, in questi giorni, sia nel governo, sia in ambito economico e tra l'opinione pubblica, pone una questione essenziale, come quella di assicurare che tutte le grandi infrastrutture strategiche nazionali debbano mantenere un solido controllo pubblico. Non è infatti né utile né equo che le grandi reti, attribuite in passato alle aziende ex monopoliste pubbliche, possano diventare oggetto della contendibilità del mercato, in altri termini che il passaggio di pacchetti azionari di controllo determini come effetto ultimo una privatizzazione di infrastrutture fondamentali per assicurare servizi moderni e competitivi all'intero sistema sociale e produttivo italiano.
Le reti sono monopoli naturali costruiti, nei decenni, con il concorso di generazioni di italiani (cittadini e lavoratori). Esse sono decisive sia per lo sviluppo e il rilancio del sistema economico, sia per migliorare la connettività del Paese, sia, soprattutto, in ragione del valore dei servizi che non è squisitamente economico, ma garantisce a milioni di cittadini l'utilizzo di beni comuni.
Non si tratta di porre ostacoli alla privatizzazione delle imprese o alla liberalizzazione dei servizi, né di garantirne l'italianità, bensì definire, attraverso un moderno progetto industriale dagli elevati contenuti sociali sul sistema integrato delle reti, una struttura integrata in grado di migliorare la sana competitività tra soggetti industriali nostrani e internazionali, tutelare la gestione corretta e imparziale dei servizi erogati, garantire il ruolo strategico delle reti per ogni Paese, pur in uno scenario saldamente europeo.
Lo scorporo delle reti non deve restare, perciò, nel limbo dei progetti abbozzati, che faticano a tradursi in realtà per le pervicaci resistenze di gruppi di interesse, o potentati economici, politici, nazionali e territoriali. Il Paese deve darsi un assetto innovativo che sfrutti al massimo le potenzialità di crescita delle reti materiali e immateriali, come opportunità per l'occupazione giovanile e lo sviluppo del Paese.
Il mondo del lavoro può partecipare direttamente a questa grande trasformazione socio economica che coinvolge, è bene rammentarlo, tutti gli italiani, con la riaffermazione di principi costituzionali indivisibili, a partire dall'accesso garantito ai servizi universali (acqua, elettricità, gas, comunicazioni, trasporti ecc.).
La partecipazione dei lavoratori è cruciale e si può realizzare con precise condizioni di garanzia e tutela attraverso un attivo coinvolgimento dei fondi pensione integrativi, in primis quelli dei lavoratori stessi del settore delle reti. Proposte concrete, quindi, in grado di alimentare flussi finanziari cospicui e immediati e contributo fattivo per la realizzazione di un nuovo soggetto economico complesso.
L'economia internazionale e le gravi incertezze della politica italiana obbligano tutti a una assunzione di responsabilità maggiore. È arrivato il momento di dire basta a lungaggini e tatticismi: le reti debbono essere a controllo pubblico e i lavoratori vi possono partecipare in modo innovativo e convincente. Non farlo significa produrre danni ulteriori all'economia nazionale e al mondo del lavoro, che da sempre costituisce il sistema nevralgico dei servizi infrastrutturali a rete.
* segretario generale FLAEI-Cisl