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Fs sotto la lente Ue

del 04/10/2013
di: di Beatrice Migliorini
Fs sotto la lente Ue
Non garantendo l'indipendenza del gestore delle infrastrutture ferroviarie, l'Italia non rispettata il diritto dell'Unione europea. Risulta, invece, essere indipendente e, quindi, conforme a quanto previsto dalla normativa Ue, l'organismo di regolamentazione. Questo è quanto stabilito dalla Corte di giustizia Ue, nella causa C-369/11, la cui sentenza è stata depositata ieri. Stando a quanto stabilito dalla Corte, in Italia, il gestore dell'infrastruttura, la Rfi (Rete ferroviaria italiana), non è libero di fissare il livello dei diritti di accesso alla rete in quanto necessariamente condizionato dal ministero dei trasporti, titolare del potere di fissare i criteri di calcolo delle tariffe. Secondo quanto previsto dal diritto dell'Ue, però, il criterio di calcolo deve essere determinato attraverso una autonoma valutazione da parte del gestore delle infrastrutture. «I sistemi di determinazione dei diritti di utilizzo e di assegnazione della capacità», spiega la Corte, «devono incoraggiare i gestori a ottimizzare l'uso dell'infrastrutture quindi, il ruolo dei gestori, non può limitarsi a calcolare l'importo del diritto in ciascun caso concreto, applicando una formula fissata in precedenza mediante decreto ministeriale». A sua difesa, il ministero dei trasporti ha fatto presente come, in realtà, quello da esso esercitato sia, in realtà, solo un mero controllo di legittimità tesi, quest'ultima che, però, non ha convinto la Corte. «La normativa italiana in base alla quale il gestore è necessariamente vincolato al parere del ministero, confligge con il diritto dell'Unione», hanno spiegato i supremi giudici europei «in quanto anche il mero controllo di legittimità che viene esercitato dal ministero, non dovrebbe essere esercitato da questo, ma dallo specifico organismo di regolamentazione interno al gestore». Alla luce della sentenza, non ha, poi, tardato ad arrivare la replica da parte delle Ferrovie dello stato. «L'indipendenza del gestore dell'infrastruttura Rfi all'interno della holding Ferrovie dello stato italiane», hanno spiegato le Ferrovie tramite un comunicato pubblicato ieri sul sito, «è già stata riconosciuta come conforme alle direttive comunitarie, tanto che la Commissione Ue aveva ritirato nell'udienza dello scorso 11 aprile, presso la Corte, la sua censura nei confronti dell'Italia».

Incomprensibile è, invece, l'aggettivo utilizzato da Mario Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello stato, per descrivere la sentenza della Corte Ue. «La sentenza si esprime su problemi che il governo, attraverso l'istituzione dell'Autorità dei trasporti, sta già risolvendo, infatti», ha concluso Moretti, «stabilire il valore del pedaggio ferroviario è uno dei compiti affidati all'Autorità stessa. Sotto questo profilo la sentenza è incomprensibile».

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