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Iva, in Ue 193 mld di mancati introiti

del 20/09/2013
di: Angelo Di Mambro
Iva, in Ue 193 mld di mancati introiti
L'1,5% del pil europeo, 193 miliardi di euro. A tanto ammonta la stima del «buco» dell'Iva a livello Ue, causato dall'evasione o dalla complessità amministrativa e potenziato dagli effetti della crisi. Il primato dell'imposta non raccolta spetta all'Italia, con 36,1 miliardi, segue la Francia a 32 miliardi.

Il dato emerge da uno studio della Commissione europea sul «Vat gap», cioè il differenziale tra le risorse che i 28 stati dell'Unione hanno raccolto dall'imposta sul valore aggiunto e quanto avrebbero da recuperare. Dal 2008 in poi la tendenza virtuosa alla riduzione del gap, in atto fino al 2006, si è capovolta.

La recessione, le politiche di austerità con relativo aumento delle tasse, l'aumento delle insolvenze e dei fallimenti, il calo delle importazioni e il fatto che in alcuni stati l'imposta sul valore aggiunto sia diventata più complicata dal punto di vista amministrativo hanno inciso sulla mancata raccolta. Per l'Italia la percentuale media dell'Iva non raccolta sul pil, dal 2000 al 2011, era del 2,1% ma nel 2011 è salita al 2,3%. Un divario Iva alto è strutturale nelle economie più grandi del continente. Insieme all'Italia e alla Francia, infatti, Germania (26,9 miliardi) e Gran Bretagna (19 miliardi) da sole coprono più della metà del Vat gap europeo.

Cifre che hanno scioccato la Francia, che ha contestato la metodologia e i parametri utilizzati dalla commissione per redigere lo studio. Da parte sua l'esecutivo conferma la bontà della sua analisi, annunciando il lancio di uno standard unico europeo per la dichiarazione Iva, e raccomanda agli stati pugno duro contro l'evasione fiscale e la semplificazione dei sistemi di tassazione.

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