
La missiva è volta innanzitutto a informare i titolari dei vari dicasteri di un'accelerazione della tempistica. La causa risiede nelle norme comunitarie. Il regolamento Ue n. 473/2013, infatti, ha previsto che ogni Stato membro debba trasmettere entro il 15 ottobre un documento programmatico di bilancio (Dpb), volto sia ad aggiornare le informazioni già precedentemente inviate con il programma di stabilità (e contenute nel Def) sia ad illustrare gli interventi sul bilancio pubblico. Il Dpb dovrà tuttavia tenere conto dei dati sull'andamento dell'economia che l'Istat comunicherà il prossimo 1° ottobre. Pertanto, spiega Saccomanni, «il rispetto dei termini di presentazione del Dpb richiede una revisione del calendario degli adempimenti». Ad oggi la trasmissione al parlamento del ddl stabilità è fissato al 15 ottobre, ma secondo il ministro «si rende necessario anticipare la definizione dei contenuti del disegno di legge». Ogni dicastero doveva comunicare entro martedì scorso le proposte di propria competenza all'ufficio centrale del bilancio del Mef. Quest'ultimo farà quindi da collettore dei diversi piani di spesa e predisporrà «un quadro di sintesi che consenta di valutare la coerenza del complesso degli interventi proposti con i vincoli aggregati di finanza pubblica».
Prevista una fase di screening preventivo da parte dell'Economia, finalizzato sia a verificare la congruità degli effetti finanziari con le esigenze di bilancio sia ad accertare la compatibilità degli interventi «con l'obiettivo di non incrementare la pressione fiscale».
Il lavoro istruttorio svolto dal Mef culminerà nello schema dei due ddl (stabilità e bilancio 2014) che saranno portati sul tavolo del consiglio dei ministri. Probabilmente già entro fine mese o al più ai primi di ottobre. In questo modo, dopo che l'Istat avrà fornito l'aggiornamento dello scenario economico, il pacchetto potrà essere presentato alle camere e contestualmente inviato alla Commissione Ue e all'Eurogruppo.
Riguardo ai contenuti delle misure avanzate, Saccomanni ribadisce la massima attenzione ai conti. La formulazione delle proposte di ogni ministero, infatti, «dovrà essere coerente con un contesto in cui è imprescindibile il mantenimento degli impegni assunti in ambito europeo». Non solo. Le disposizioni dovranno avere carattere meramente finanziario, in linea con le previsioni della legge n. 196/2009. Escluse, quindi, le norme «di carattere prevalentemente ordinamentale e organizzatorio, anche qualora idonee a determinare risparmi di spesa». Al bando pure «interventi localistici o microsettoriali», che puntualmente in passato trovavano spazio nelle finanziarie di fine anno.
Ma è sul capitolo della spending review che il titolare dell'economia chiama a raccolta le amministrazioni. Ciascun ministero dovrà in primo luogo valutare «la possibilità di interventi di razionalizzazione e di riduzione della spesa», con l'obiettivo generale di rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse pubbliche. Laddove però i ministri intendessero proporre iniziative da cui derivino maggiori oneri per l'erario, oppure richiedessero un'integrazione dei fondi assegnati, le proposte «dovranno essere accompagnate da misure compensative disposte nell'ambito dell'aggregato complessivo di spesa della stessa amministrazione». L'extra budget, quindi, dovrà trovare copertura agendo sui conti dei medesimi richiedenti. I quali, peraltro, devono fornire e illustrare un ordine di priorità degli interventi proposti.
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