
Altro risultato atteso dal summit, su cui incombeva la crisi siriana, è la ratifica del piano, preparato anch'esso dall'Ocse, per contrastare l'elusione internazionale: 15 mosse per fermare «il crescente scollamento» tra il luogo dove le multinazionali dell'economia digitale, e non solo, realizzano investimenti e attività finanziarie e il paese dove segnalano i profitti a fini fiscali. Anche per rendere operativo questo piano c'è una scadenza precisa: 18-24 mesi a partire dai quali gli stati avranno a disposizione strumenti agili che consentiranno loro di aggiornare in modo rapido i loro trattati bilaterali in materia fiscale per combattere questo tipo di elusione.
Per quanto riguarda la regolamentazione del settore finanziario il G20 fa progressi, ma non prende impegni vincolanti. I leader sono d'accordo sul rendere il sistema finanziario più «resiliente», anche attraverso l'attuazione coerente delle regole di Basilea III. Ma sul sistema bancario ombra, o shadow banking, i leader non vanno oltre l'auspicio di una supervisione e una regolamentazione rafforzate. «Una sfera di intervento», ha commentato il ministro delle finanze russo Anton Siluanov, «in cui le cose vanno messe in ordine». Lo statement sullo shadow banking è comunque abbastanza per l'Ue, che proprio nei giorni scorsi ha dato l'avvio all'iter legislativo che regolamenta alcuni fondi del sistema bancario parallelo, i fondi comuni monetari. Soddisfazione sul riferimento al tema nel documento è stata espressa dal presidente della commissione Ue, Manuel Barroso, e dal presidente del consiglio Ue, Herman van Rompuy.
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