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Ecco il piano d'azione europeo contro lo shadow banking

del 05/09/2013
di: da Bruxelles Angelo Di Mambro
Ecco il piano d'azione europeo contro lo shadow banking
La Commissione europea compie i primi passi concreti per la regolamentazione del sistema bancario parallelo (o shadow banking) con una proposta regolamento sui fondi del mercato monetario (o fondi comuni monetari, Fcm) e una comunicazione sulle future iniziative sul settore. Lo shadow banking comprende tutte quelle attività di intermediazione di credito che opera al di fuori del sistema bancario convenzionale, senza gli organismi di supervisione, le regole e le coperture finanziarie richieste alle banche. È costituito, tra gli altri, da hedge funds, fondi comuni monetari, veicoli di investimento strutturato. Vi ricorrono privati cittadini, ma anche stati e banche. Dopo Basilea 3 e l'approvazione delle leggi americane ed europee per mettere in sicurezza le banche, lo shadow banking è cresciuto. Per la crisi di liquidità, perché si presta a investimenti a breve termine, perché l'accesso ai suoi servizi è più facile. Proprio questa capacità di interconnessione, ma senza le garanzie e la supervisione che si applicano alle banche, lo rende però un settore ad alto per il sistema finanziario. Ecco perché la Commissione Ue, seguendo le raccomandazioni del Financial Board del G20 e del Fondo monetario internazionale, ha proposto un piano d'azione per regolamentare il settore. «Non per criminalizzarlo, ma per farlo funzionare meglio», assicura il commissario Ue ai servizi finanziari Michel Barnier. La road map prevede iniziative per migliorare la trasparenza del sistema con l'avvio di una raccolta dati dettagliati sul settore; una normativa sugli strumenti finanziari e rischi associati con le operazioni di finanziamento tramite titoli e la definizione di un quadro per le interazioni con le banche. Già perché l'intermediazione dei fondi ombra «gioca comunque un ruolo utile», conviene Barnier, «a mantenere liquidità», ma va ad esso assicurata «trasparenza, una buona supervisione e che i rischi presi siano coperti». Come nel caso delle regole proposte sui fondi comuni monetari Nav (valore patrimoniale netto), utilizzati soprattutto in Francia, Irlanda e Lussemburgo, cui la Commissione intende imporre una riserva di capitale del 3% a coprire le perdite. Ci sono poi norme sulla gestione della liquidità: l'esposizione nei confronti di un unico emittente è limitata al 5% del portafoglio per i Nav e al 10% per gli standard; i fondi dovranno detenere tra le attività in portafoglio almeno un 10% a scadenza giornaliera e un altro 20% a scadenza settimanale, in modo da poter essere in grado di rimborsare gli investitori che intendono riscattare la loro quota con un preavviso breve.

La proposta della Commissione Ue arriva a pochi giorni dal summit del G20 di San Pietroburgo, dal quale si attende un pronunciamento proprio sul tema del sistema bancario ombra. Ma trovare la quadra sull'argomento a livello planetario è complicato ed è probabile che i Venti grandi, più che avallare tout court la ricetta europea, trovino un accordo su una prima definizione condivisa su un settore che delle ombre porta non solo il nome, ma anche la capacità di cambiare forma.

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