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Boccata d'ossigeno alle aziende

del 05/09/2013
di: di Giovanni Galli
Boccata d'ossigeno alle aziende
Boccata di ossigeno per le imprese creditrici della pubblica amministrazione: il Tesoro apre i forzieri e salda una parte dei debiti pregressi. A ieri sono stati pagati 7,2 miliardi di euro di debiti della p.a. ai creditori. Lo ha reso noto il ministero dell'economia spiegando che l'attuazione del decreto «sblocca debiti» procede con regolarità: da inizio agosto a oggi il Tesoro ha registrato un significativo incremento dei pagamenti effettuati ai creditori (+2,2 mld).

Nel dettaglio, le procedure attivate per una rapida attuazione del decreto legge «sblocca debiti» stanno continuando a spingere liquidità nel sistema degli enti pubblici, che a loro volta procedono al pagamento dei rispettivi creditori: secondo il monitoraggio del ministero, al 4 settembre risulta che siano stati messi a disposizione degli enti pubblici debitori 17,9 miliardi di euro (il 90% dei 20 miliardi stanziati dal decreto), e che questi abbiano provveduto a pagare ai propri creditori debiti scaduti per un importo pari a 7,2 miliardi (36% dell'importo stanziato). Inoltre, risulta che i 4,2 miliardi messi a disposizione delle regioni per il comparto sanitario - e da queste già parzialmente trasferiti a ospedali e aziende sanitarie locali - siano in questi giorni in pagamento ai creditori. Rispetto al precedente aggiornamento del 6 agosto, il monitoraggio fa registrare in meno di un mese un incremento di 2,2 miliardi nei pagamenti effettuati ai creditori, mentre le disponibilità fornite dal Tesoro agli enti debitori si avvicinano allo stanziamento complessivo previsto inizialmente per l'anno in corso. In particolare il monitoraggio evidenzia: l'erogazione di finanziamenti pari a 1,4 miliardi per il pagamento di debiti non sanitari a tutte le Regioni che ne hanno fatto richiesta - ad eccezione di Calabria, Campania e Sicilia le quali hanno in corso gli adempimenti necessari - già utilizzati pressoché integralmente dalle regioni stesse per il pagamento dei creditori; l'erogazione di finanziamenti pari a 4,2 miliardi per il pagamento di debiti sanitari a tutte le regioni per le quali sono state stanziate risorse, ad eccezione di Sardegna e Sicilia; il pagamento da parte di province e comuni di debiti per un importo pari all'87% delle anticipazioni di cassa fornite da Cdp agli enti locali (1,3 miliardi); le province hanno inoltre effettuato pagamenti di debiti per un importo pari a 970 milioni a valere sugli spazi finanziari messi a disposizione sul Patto di stabilità interno (83% della disponibilità) mentre sulla stessa risorsa i comuni hanno effettuato pagamenti per un importo pari 865 milioni (17% della disponibilità; quest'ultimo dato è aggiornato al 6 agosto). In proposito, in serata il Mef ha precisato che il dato di 865 milioni di pagamento dei debiti effettuato dai comuni ai creditori proviene da una indagine realizzata dall'Anci su un campione di comuni ai quali è stato assegnato uno spazio finanziario sul patto di stabilità interno pari a 1.100 milioni.

I pagamenti effettuati risultano quindi raggiungere circa l'80% della disponibilità del campione. Va ricordato, poi, continua la nota, che i provvedimenti del governo hanno concesso ai comuni interessati uno spazio finanziario sul patto per 3.832 milioni e che il dato complessivo dei pagamenti effettuati «si ritiene essere considerevolmente più alto di quello del campione». Intanto, dall'ultimo monitoraggio effettuato dall'Unione delle province d'Italia sullo stato di attuazione dei pagamenti dei debiti, emerge che le province hanno già saldato l'83% del totale delle fatture inevase alle imprese, pari a 970 milioni di euro su 1,161 miliardi concessi alle province. Una percentuale non raggiunta da nessuna delle altre istituzioni locali, che sono ferme appena al 17% e lontane dal pagamento entro l'anno di tutti i debiti, nonostante le anticipazioni di cassa e gli spazi finanziari già assegnati. «Continuiamo a tenere sotto controllo lo stato di attuazione del decreto», commenta il presidente dell'Upi Antonio Saitta», perché riteniamo fondamentale che le imprese siano tenute al corrente di come le istituzioni danno seguito a questa norma».

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