
Ecobonus al 65%. Il decreto prevede la possibilità per i privati che intendano effettuare un intervento di riqualificazione energetica, compresa la sostituzione delle caldaie e l'installazione delle pompe di calore, di portare in detrazione dall'Irpef il 65% della spesa sostenuta. Il tutto, tramite una rata l'anno per dieci anni. L'agevolazione, poi, oltre a riguardare i lavori di rimozione dell'amianto dagli edifici, così come i lavori di adeguamento antisismico nelle zone più a rischio (purché l'abitazione sia quella principale) e i lavori di depurazione delle acque contaminate da arsenico, riguarda anche la messa in sicurezza degli edifici destinati alle attività produttive, fino a ieri esclusi da qualsiasi tipo di bonus.
La novità. L'emendamento approvato ieri, «nello specifico», ha spiegato lo stesso Realacci al termine della votazione, «impegna il governo a garantire gli incentivi (non necessariamente con le aliquote attuali del 65%) agli interventi di consolidamento antisismico del patrimonio edilizio esistente, rendendo obbligatoria la certificazione antisismica degli edifici pubblici e privati e i relativi controlli strutturali periodici, e a rivedere i vincoli del Patto di Stabilità, per consentire agli Enti locali che abbiano risorse da investire, di realizzare interventi di manutenzione e messa in sicurezza del territorio, di riduzione del rischio idrogeologico».
Ristrutturazioni al 50%. A trovare conferma grazie al voto di ieri, anche la possibilità di detrarre dall'Irpef, con una rata l'anno per dieci anni, il 50% delle spese sostenute per effettuare interventi di ristrutturazione, entro il tetto dei 96 mila euro. All'interno della norma (art. 16) avevano, inoltre, trovato spazio i bonus per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, destinati all'arredamento di immobili ristrutturati. Nello specifico, la disposizione prevede che, entro il tetto di spesa dei 10 mila euro, da sommarsi ai 96 mila precedenti, il contribuente possa portare in detrazione dall'Irpef il 50% della spesa sostenuta.
Iva. A sfangare l'aumento dell'Iva, solo il settore dell'editoria scolastica. Per questo, infatti, resta l'Iva agevolata al 4%. Destinati ai rincari, invece, i prodotti da distributore automatico, per i quali l'Iva salirà al 10% e i gadget editoriali, per i quali, invece, l'Iva raggiungerà il livello ordinario del 21%.
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