
Tariffe in chiaro. L'antitrust rileva che il Cnf ha pubblicato alla voce «Tariffe» sul proprio sito istituzionale il dm n. 127/04 e il dm n. 140/12, accompagnati dalla sopra richiamata circolare del 2006, in cui si afferma che, a prescindere dagli interventi di liberalizzazione del 2006, continua ad essere sanzionato deontologicamente il professionista che non rispetta i (livelli) minimi tariffari. Nella circolare si precisa infatti che il comportamento dell'avvocato che richiede un compenso inferiore al minimo tariffario può comunque essere sindacato ai sensi degli articoli 5 e 43, punto II del codice deontologico forense, in quanto «il compenso irrisorio, non adeguato, al di sotto della soglia ritenuta minima, lede la dignità dell'avvocato e si discosta dall'articolo 36 della Costituzione». A giudizio dell'Agcm il contenuto della circolare in materia appare, pertanto, idoneo a limitare non solo la portata liberalizzatrice del decreto Bersani, che esplicitamente aveva eliminato l'obbligatorietà delle tariffe fisse e minime, ma anche quella introdotta ad opera dell'art. 3 del decreto legge n. 138/11 e dell'art. 9 del decreto-legge n. 1/12, che hanno abrogato la tariffa professionale tout court.
Internet al bando. Rileva sempre l'Autorità che il Cnf, nel parere n. 48/12 reso a un ordine locale, ritiene che l'utilizzo da parte degli avvocati di siti internet, quale la piattaforma Amica Card, sia in conflitto con il divieto di accaparramento della clientela sancito dall'art. 19 del codice deontologico forense. Ciò in quanto il loro impiego comporterebbe, secondo il Cnf, lo svilimento della prestazione professionale da contratto d'opera intellettuale a questioni di puro prezzo e mera convenienza economica. A giudizio dell'Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella il parere in questione limita l'impiego da parte degli avvocati di un importante canale di distribuzione dei servizi professionali messo a disposizione dalle nuove tecnologie, potenzialmente in grado di raggiungere un ampio numero di consumatori sul territorio nazionale.
La reazione indignata del Cnf: «L'Antitrust sembra ignorare che dignità e decoro sono principi contenuti nella legge professionale e che il concetto di dignità è associato, nel dettato costituzionale, a quello della persona e del lavoro. Il Cnf ha sempre fornito al garante, con la massima trasparenza e immediatezza, ampia e documentata risposta, anche sulle stesse questioni oggi riproposte. Lo stesso farà in questa occasione».
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