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Il governo deve trovare soluzioni

del 24/07/2013
di: La Redazione
Il governo deve trovare soluzioni
Fin dal suo nascere, abbiamo sostenuto che il governo Letta aveva bisogno dell'autorevolezza e della coesione necessarie per affrontare la prova dei fatti elencati nella propria agenda e per assumere la presidenza del semestre europeo. Avevamo, anche, evidenziato quanto fosse indispensabile un'equilibrata mediazione politica fra le forze parlamentari di maggioranza in funzione di un energico sostegno all'azione governativa.

Tutto questo lo avevamo detto e scritto consapevoli della possibilità dell'alea che il governo non tenesse conto delle ragioni di fondo e della funzione di servizio per le quali era nato e che il parlamento smarrisse la bussola del bene superiore del paese.

Purtroppo, in questi giorni, incredibili casi internazionali come il pasticcio kazako, la questione dell'acquisto degli F35, le complesse vicende giudiziarie e le fibrillazioni interne ai partiti hanno messo a dura prova la stabilità politica del paese e la credibilità internazionale del governo Letta. Questo, proprio nel momento in cui sembrava avviarsi verso un'azione fattiva in linea con la propria agenda, è stato scosso così bruscamente da aver bisogno di un nuovo atto di fiducia parlamentare e di un autorevole intervento a proprio sostegno da parte del presidente della Repubblica.

Il governo trovi nuova forza propulsiva e abbia coraggio. Per la Confsal il governo dovrebbe trovare non solo maggiore coesione e nuova forza propulsiva, ma anche coraggio e capacità di realizzare le riforme indicate nel programma dando, così, al paese quella stabilità politica e di governance di cui ha bisogno - a maggior ragione oggi che Fmi, Ocse, Banca d'Italia e Istat hanno presentato eloquenti rapporti sulla situazione socio-economica internazionale e italiana e sulle prospettive del lavoro e dell'economia globale. Vediamo di seguito alcuni dati da tenere in considerazione.

Il Fmi prevede per il 2014 una debole ripresa della crescita economica valutata intorno allo 0,7%.

Nel rapporto Ocse 2013 sull'occupazione sono riportati preoccupanti indicatori per l'Italia che si possono sintetizzare nei seguenti dati e previsioni:

  • il tasso di disoccupazione complessiva al 31 dicembre 2014 salirà dal 12,2% al 12,6%, mentre nell'area Ocse scenderà dall'8% al 7,8%;

  • nel 2012 la disoccupazione giovanile in Italia si è attestata al 35,3% contro l'8,1% tedesco;

  • fra il 2007 e il 2012 il numero dei NEET, vale a dire dei giovani che non lavorano e non sono impegnati in un percorso di formazione, è aumentato del 5,1% e ha raggiunto il 21,4% del totale. L'indicatore rivela che i giovani italiani non investono in formazione con l'inevitabile grave conseguenza che il paese continuerà a perdere in termini di competitività;

  • in 12 anni si è registrato il raddoppio della percentuale dei contratti a termine fra i giovani sotto i 25 anni che lavorano e si è passati dal 26,2% del 2000 al 52,9% del 2012;

  • i contratti a termine in Italia sono prevalentemente rapporti di lavoro precari e interessano in minima parte l'apprendistato, con la grave prospettiva del ritorno allo stato di disoccupazione; in Germania, invece, sono regolati dalla normativa sull'apprendistato e, pertanto, si trasformano nella maggior parte dei casi in contratti a tempo indeterminato;

  • la netta riduzione del reddito disponibile delle famiglie;

  • il calo dei consumi quantificato a meno 2,3% nel 2013;

  • il sensibile aumento del tasso di inflazione del carrello della spesa.

    La Banca d'Italia ha rivisto al ribasso la previsione del Pil 2013 sul valore di meno 1,9%, mentre l'Istat ha rilevato 9,5 milioni di poveri “relativi” in Italia, pari al 15,8% della popolazione (di questi, 4,8 milioni, circa l'8%, non vive dignitosamente). Questa situazione costituisce un record a partire dal 2005.

    Se a tutto questo aggiungiamo un'imposizione fiscale iniqua, una pressione fiscale certificata che in 12 anni, dal 2000 al 2012, ha raggiunto livelli insostenibili, e una larga e diffusa evasione, elusione ed erosione fiscale, il quadro socio-economico del paese si delinea in tutta la sua gravità e la sua drammaticità.

    Affrontare subito la questione fiscale. A questo punto risulta evidente che, solo se il governo orienterà la sua azione partendo da una “lettura” corretta e consapevole degli indicatori appena citati, potrà superare la prova dei fatti e riportare il paese sulla strada virtuosa dell'equità, della coesione e dello sviluppo. Come prima cosa il governo dovrebbe, a nostro parere, affrontare la questione fiscale portando a soluzione:

  • la riforma dell'Imu e più in generale la riforma dell'imposizione fiscale sugli immobili, trovando un'equa copertura finanziaria con mirati tagli alla spesa, escludendo tassativamente quelli lineari;

  • il rinvio dell'aumento dell'aliquota Iva, dal 21% al 22%, fino al 31 dicembre 2013, trovando la copertura nel prevedibile maggiore gettito dell'imposta per effetto dell'accelerazione dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni alle imprese.

    Nel contempo, il parlamento dovrebbe accelerare l'iter di approvazione della delega fiscale (disegno di legge–atto camera 1122), consentendo così al governo di emanare i decreti attuativi nei termini previsti. In merito al testo della legge delega, la Confsal sostiene con forza l'introduzione del principio del contrasto di interessi, ovvero la possibilità, seppure in maniera selettiva e non generalizzata, di scaricare fatture e scontrini dall'imponibile.

    Il governo, inoltre, dovrebbe occuparsi in tempi relativamente brevi:

  • della disciplina del contratto di apprendistato professionalizzante;

  • dei possibili ritocchi alla riforma previdenziale e pensionistica “Fornero” del 2011 rendendola più flessibile a invarianza di spesa;

  • della definitiva soluzione della questione esodati;

  • del rinnovo dei contratti del pubblico impiego, scaduti ormai da 4 anni;

  • delle condizioni di liquidità dell'impresa e dell'offerta di credito;

  • dell'andamento dello spread sui titoli di stato;

  • della situazione del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese.

    Si lascino da parte riequilibri e tagliandi autunnali

    Il governo, soprattutto, dovrebbe predisporre entro 70 giorni la legge di stabilità per il 2014 procedendo con equità e in funzione dello sviluppo, nei limiti della flessibilità consentita dai patti europei.

    Questi e altri sono i fatti che la Confsal chiede al governo con l'auspicio che esso non si attardi nella ricerca di “nuove” configurazioni di compagine, di ipotetici “tagliandi” o di “riequilibri” autunnali. Non sono le poltrone, la propaganda dei partiti e tantomeno le insolazioni da solleone che interessano gli italiani, ma i fatti concreti per dare finalmente una prospettiva di lavoro ai giovani e di sviluppo al paese.

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