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Microcrediti ai disoccupati

del 09/03/2010
di: da Bruxelles Gianluca Cazzaniga
Microcrediti ai disoccupati
I ministri europei del lavoro hanno approvato ieri circa 45 mila microprestiti per aiutare i disoccupati che vogliono avviare un'attività in proprio. Il nuovo strumento, che offrirà finanziamenti inferiori ai 25 mila euro a partire dal prossimo giugno, ha un budget iniziale di 100 milioni di euro. Nel complesso, però, potrebbero essere mobilitati fino a 500 milioni, grazie alla cooperazione degli istituti finanziari. A partire dalla Banca europea per gli investimenti (Bei). «Questo strumento dovrebbe fornire circa 45 mila microcrediti ad imprenditori in erba nei prossimi otto anni», ha dichiarato il commissario Ue agli Affari sociali, l'ungherese Laszlo Andor. L'iniziativa, proposta dalla Commissione Ue nel luglio 2009, fa parte delle misure comunitarie adottate per far fronte alla crisi economica, ed è rivolta soprattutto a coloro che normalmente non possono ottenere prestiti dalle banche. Non solo a lavoratori disoccupati che intendono mettersi in proprio, ma anche a imprenditori con meno di 10 dipendenti che puntano a sviluppare la propria attività. Secondo l'esecutivo europeo, il 91% delle imprese europee ha meno di 10 dipendenti. Inoltre il 99% delle nuove aziende avviate in Europa sono micro o piccole imprese, il terzo delle quali sono create da disoccupati. Il nuovo strumento di microcredito sarà operativo a partire dal prossimo giugno. In quest'ambito, il Fondo europeo per gli investimenti (Fei) metterà i fondi necessari a disposizione di banche e istituti di credito negli Stati membri. Che a loro volta distribuiranno i prestiti agli utenti finali. Dopo una prima selezione, i nomi delle banche e degli istituti di credito che parteciperanno all'iniziativa saranno pubblicati sul sito della Commissione Ue nella seconda parte dell'anno. A questo proposito, le banche italiane possono rivolgersi al Fei. Non ci sono quote per Paese, ma l'obiettivo è garantire un certo equilibrio geografico. Le fideiussioni saranno disponibili già dal prossimo giugno. A seguire, verso la fine dell'estate, arriverà una nuova serie di prodotti: finanziamenti e capitale proprio. Coloro che otterranno un prestito nell'ambito della nuova iniziativa europea non riceveranno solo soldi. Ma anche addestramento e assistenza nel preparare un piano di business, in tandem con il Fondo sociale europeo (Fse). Questo fa parte dei Fondi strutturali dell'Ue, concepiti per ridurre le differenze nella qualità di vita e nella prosperità esistenti fra regioni europee e fra Stati membri. A questo proposito il ministro italiano del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha sollevato l'esigenza urgente di gestire in modo più flessibile l'Fse, la cui programmazione risale al 2007, cioè prima dello scoppio della crisi economica. Per questo Sacconi ha chiesto di poter riprogrammare i piani operativi nazionali e regionali, senza modificare il regolamento vigente. «La nostra posizione ha riscontrato ampio consenso da parte della maggioranza degli stati membri», ha dichiarato il ministro ai giornalisti a Bruxelles. Inoltre l'Italia ha sollevato un'altra richiesta: rivedere il regolamento europeo sull'occupazione, che ammette l'erogazione di incentivi all'occupazione femminile in funzione del settore e non del territorio. «Ci permettono di incentivare il lavoro delle donne negli altiforni o nelle miniere, mentre noi abbiamo bisogno di incentivare l'occupazione femminile nel Mezzogiorno», ha aggiunto Sacconi. «Perché purtroppo l'Italia è il Paese col maggior volume di popolazione coinvolta nel divario territoriale». Sul fronte interno, invece, il titolare del Lavoro ha annunciato che giovedì prossimo incontrerà le parti sociali per affrontare il tema di una maggiore flessibilità dell'orario di lavoro. Soprattutto a favore delle donne. A questo riguardo, Sacconi ha notato che in Italia si registrano alcuni aspetti positivi: ad esempio il minor divario tra i salari delle donne e quelle degli uomini rispetto a molti altri Paesi europei. Però si riscontrano anche aspetti preoccupanti: vedi l'elevato tasso di disoccupazione femminile, a fronte delle riforme effettuate nel mercato del lavoro. «Per questo ho convocato le parti sociali», ha aggiunto Sacconi. «Per affrontare il tema di una maggiore flessibilità dell'orario di lavoro, con l'obiettivo di conciliare sempre di più l'attività lavorativa con quella familiare». Per il ministro italiano si possono adottare vari strumenti per raggiungere l'obiettivo, tutti basati sulla creazione di una sorta di banca del tempo: «Aumentare i servizi di cura per i minori, sviluppare i nidi familiari o il riscorso alle cosiddette mamme di giorno, come avviene in altri Paesi».

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