
E' quanto contenuto in un documento che le sezioni riunite della Corte dei conti hanno diffuso ieri con il preciso scopo di valutare gli effetti finanziari delle proroghe di carattere fiscale contenute disegno di legge di conversione del decreto legge mille proroghe (il DL n.194/2009). In particolare, l'analisi della magistratura contabile si è focalizzata sulle disposizioni di maggior rilievo, in considerazione che la relazione tecnica redatta dai tecnici del Senato, che ha accompagnato il ddl, “ha offerto, in molti casi, una visione incompleta dell'impatto sul gettito dei provvedimenti adottati”, anche se ciò è dipeso, in larga parte, da difficoltà oggettive”. Vediamo in dettaglio dove la Corte ha inteso dare un rilevante contributo alle disposizioni contenute nel mille proroghe.
Scudo fiscale. Con la riapertura dei termini dello scudo fino al 30 aprile prossimo, la relazione dei tecnici di Palazzo Madama ha rilevato che ciò comporterà “ulteriori introiti per l'erario”, anche se questi non vengono quantificati. Una prudenza che la Corte ha definito “apprezzabile”, anche in considerazione di un elevato grado di incertezza. Perché, se la proroga dei termini non dovrebbe riguardare i soggetti “ritardatari” (chi infatti aveva intenzione di aderire allo scudo, è certo che lo abbia già fatto a dicembre 2009), qui c'è da mettere in conto il costo dell'adesione che è aumentato, passando dal precedente 5% al 7% per le operazioni regolarizzate entro il 30.4.2010. Ma è anche vero che la proroga si tradurrà anche in termini di minori entrate derivanti dall'attività di accertamento e controllo. Questo, rileva la Corte, a causa dei meccanismi preclusivi all'accertamento che sono proprie della sanatoria (l'articolo 13 bis). Anche la disposizione che raddoppia i termini per gli accertamenti basati sulla detenzione di imponibile nei paradisi fiscali non passa indenne il vaglio della Corte. Perché se è indiscutibile che un ampliamento dei termini di accertamento potrebbe portare un rilevante imponibile evaso, è anche vero che tale esito (che non si tradurrà automaticamente in maggior gettito), “presuppone un ampliamento degli oneri a carico dell'A.F, sia sul versante amministrativo che sul prevedibile conseguente contenzioso.
Proroga studi di settore. Contrariamente a quanto riportato dalla relazione tecnica del Senato, la Corte non è proprio convinta del fatto che la proroga, essendo meramente procedurale, non comporti ricadute in termini di gettito. La convinzione dei giudici contabili nasce dal fatto che la revisione degli studi 2009 e 2010, oggi bloccata per contrastare gli effetti della crisi economica, si tradurrà in un aggiornamento verso il basso delle variabili e dei parametri posti a fondamento degli studi stessi. Ciò, è chiaro, comporterà una contrazione del gettito.
Proroga trasmissioni telematiche. Il rinvio al gennaio 2011 del termine in cui i sostituti d'imposta dovranno comunicare mensilmente i dati retributivi dei dipendenti, ai fini del calcolo delle ritenute e dei conguagli, secondo la relazione dei tecnici di Palazzo Madama, non dovrebbe comportare effetti sul gettito. E' vero, ha ammesso la Corte, ma così viene a mancare, in tempo reale, la possibilità di incrociare i dati irpef con i versamenti contributivi. La trasmissione tempestiva dei dati, infatti, “costituirebbe un freno all'omissione dei versamenti fiscali e contributivi da parte dei datori di lavoro”. Invece, per almeno un altro anno, l'amministrazione finanziaria dovrà gestire le tradizionali dichiarazioni dei sostituti d'imposta “affette da un elevato numero di errori ed omissioni”.