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Danni dovuti in toto

del 04/03/2010
di: di Debora Alberici
Danni dovuti in toto
L'assicurazione deve corrispondere a chi ha subito un incidente stradale tutto l'ammontare del danno (morale e patrimoniale) e non può detrarre da questa somma quanto il lavoratore, ormai infermo, ha ricevuto come scivolo dall'azienda per incentivarlo alle dimissioni.

Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 4950 del 2 marzo 2010, ha accolto il ricorso di un lavoratore che lamentava il calcolo fatto dalla Corte d'appello di Trieste che aveva liquidato il danno detraendo 30 mila euro ricevuti dal dipendente come incentivo alle dimissioni date le condizioni di salute che non gli permettevano di lavorare.

La decisione presa dalla terza sezione civile della Suprema corte risiede in un vecchio e generale principio di diritto secondo cui «la compensatio lucri cum danno trova applicazione solo quando il lucro sia conseguenza immediata e diretta dello stesso fatto illecito che ha prodotto il danno non potendo il lucro compensarsi con il danno se trae la sua fonte dal titolo diverso».

In poche parole, sottolinea la Cassazione, i 30 mila euro corrisposti al lavoratore non sono un «acconto» del risarcimento liquidato in seguito dal responsabile dell'incidente stradale «ma riguarda fattispecie assolutamente diversa avendo come titolo il rapporto fra il danneggiato e la società datrice di lavoro».

È il caso di un assicuratore che, attraversando la strada, era stato preso da un'auto. Le lesioni riportate erano così gravi da renderlo non più idoneo al lavoro. La compagnia presso la quale lavorava gli aveva offerto 30 mila euro a titolo di incentivo all'esodo e gli aveva quindi fatto firmare le dimissioni. Nel frattempo lui si era rivolto al tribunale di Trieste per chiedere i danni patrimoniali e morali. I giudici avevano accordato solo i primi. Mentre la Corte d'appello aveva riconosciuto anche gli altri. Ma, ed ecco il punto contestato dal lavoratore, aveva sottratto dal calcolo quanto ricevuto dall'azienda a titolo di incentivo all'esodo. Contro questo capo della decisione l'uomo ha fatto ricorso in Cassazione. La terza sezione civile gli ha dato ragione e ha deciso il caso nel merito. Infatti, non essendo necessari altri accertamenti di fatto ha stabilito che la compagnia di assicurazione dell'uomo che l'aveva investito gli versi i soldi che erano stati illegittimamente detratti dalla Corte territoriale. Insomma, ora l'assicuratore avrà un risarcimento completo, fra danni morali e patrimoniali.

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