
Immagine lesa. Vince la sua battaglia contro il comando il caposquadra dei vigili del fuoco «degradato» a semplice centralinista dopo aver avuto l'infarto. E ciò anche in seguito all'accertamento della commissione medica che conferma come il dipendente possa tornare alla guida degli interventi operativi. Ha un bel dire, la difesa erariale: il provvedimento dell'amministrazione è adottato proprio a tutela della salute dell'interessato. Ma ai giudici liguri pare più frutto di un eccesso di zelo, visto che i certificati sanitari attestano l'idoneità al reimpiego. Il demansionamento, insomma, è oggettivo. Questo tuttavia non basta a far scattare il risarcimento del danno definito «esistenziale» dagli stessi magistrati. L'onere della prova risulta in ogni caso raggiunto laddove la notizia della «retrocessione» del caposquadra appare di dominio pubblico nell'ambiente di lavoro, con l'indubbia perdita di prestigio patita dal dipendente rispetto alla considerazione dei colleghi. Il danno non patrimoniale si configura per la violazione del diritto al lavoro garantito dalla Costituzione: l'occupazione consente «la realizzazione della personalità individuale». L'amministrazione paga anche le spese di giudizio al suo dipendente.