
Nel parere i giudici di Palazzo Spada evidenziano che la priorità della distribuzione delle risorse dell'otto per mille di competenza statale andranno agli interventi per le calamità naturali, verificatesi nel corso dell'anno, e suggeriscono di aggiungere al decreto che le residue somme siano ripartite in parti uguali tra le altre tre tipologie di interventi per rispettare il criterio di eguale ripartizione.
Inoltre i giudici chiedono che ci sia nel testo definitivo una individuazione dei parametri per ogni tipologia di intervento, essendo necessario che si giunga a un livello di specificazione che consenta di rendere chiaro e trasparente il criterio di scelta.
Per quanto riguarda il rapporto tra otto per mille e cittadini nel parere del Consiglio di stato si legge l'istituzione di una apposita e ben visibile sezione del sito dedicata alla gestione dell'otto per mille di competenza statale, «in modo che», scrivono i giudici di Palazzo Spada, «le varie forme di pubblicità previste anche in altre disposizioni dello schema consentano effettivamente una maggiore conoscenza della gestione dei fondi e garantiscano una maggiore trasparenza, che costituisce uno dei principali scopi dichiarati dell'intervento di riforma».
Non manca anche la creazione di commissioni ad hoc. Ben due: una per valutare le singole iniziative per cui si chiedono i finanziamenti e un'altra per effettuare il monitoraggio sull'andamento e la conclusione dei lavori.
Sull'attività e sulla ragione di essere di quest'ultima struttura il Consiglio di stato ritiene che debba avere ruolo differenziato dalla prima. La ragione è nell'adempimento della relazione semestrale: «Tale disposizione, però, in pratica è stata di frequente disattesa, si sono verificati notevoli disguidi dovuti ai tempi eccessivamente lunghi richiesti dall'acquisizione del parere delle amministrazioni competenti, e il termine semestrale per la presentazione del rapporto è spesso infruttuosamente scaduto». Sull'imposta di bollo che deve corredare le domande per il Consiglio di stato il legislatore deve valutare di operare una modifica: «Valuti l'amministrazione se sia possibile eliminare l'obbligo del bollo per la presentazione delle domande, tenuto conto del fatto che si tratta di interventi finalizzati a scopi ritenuti dal legislatore meritevoli di tutela, e che spesso nel passato le risorse si sono rivelate insufficienti per l'ammissione al contributo di gran parte delle domande e, in questo caso, l'obbligo del bollo finisce per costituire un mero appesantimento della procedura, che grava inutilmente sui soggetti che richiedono la concessione del beneficio».