
Il comma 114 della legge 228/2012 stabilisce che «a decorrere dall'anno 2013, gli enti previdenziali rendono disponibile la certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, pensione e assimilati (Cud) in modalità telematica. È facoltà del cittadino richiedere la trasmissione del Cud in forma cartacea. Dall'attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Ma perché deve essere peraltro il cittadino a dover chiedere e attrezzarsi per adempiere a un obbligo richiesto dalla pubblica amministrazione?
Se può essere vero che l'operazione genererà risparmio, è di una certezza matematica che l'ingolfamento di sportelli Inps, che dovranno rispondere alle legittime istanze dei contribuenti e ai dubbi operativi di quanti non riusciranno a ottenere per tempo il modello Cud, costerà ben di più della nuova trovata.
Si aggiunga, che se il contribuente vuole evitare le predette operazioni, può recarsi alla Poste pagando una vera e propria tariffa per ottenere la stampa del documento.
E se tutto ciò non andasse ancora bene, ecco che viene istituito un numero verde Inps per richiedere l'invio a domicilio del modello. Niente di più facile: del resto è notorio che tutti i pensionati accedono quotidianamente sul sito dell'Inps alla ricerca delle novità di prassi amministrativa, o perlomeno, si leggono almeno un quotidiano economico al giorno.
Inoltre, il funzionamento dei numeri verdi è sempre stato connotato da efficienza, specie nei periodo di picco degli adempimenti.
Chi risponderà se a una telefonata non segue l'invio del modello? Quale tracciabilità della telefonata potrà sostenere il contribuente per dimostrare di non aver adempiuto alla dichiarazione a causa del mancato invio da parte Inps?
È necessario, per rispetto a contribuenti e professionisti, che l'intera procedura venga immediatamente ritirata.
Un altro bell'esempio di irriverente mancata consultazione dei consulenti del lavoro al momento dell'adozione di nuove procedure. E questi sono i risultati.