
L'Eppi, accogliendo lo spirito della Lo Presti, ha introdotto nel suo nuovo regolamento l'obbligo di aumentare il contributo integrativo (ricordiamo a carico del committente) fino al 4%, ma il ministero dell'economia ha posto il veto nel caso delle pubbliche amministrazioni.
Benché il 4% sia un diritto per molti professionisti e per tutti gli iscritti alla Gestione separata Inps, i tecnici del ministero hanno ritenuto che l'aumento fosse un costo ingiustificato, interpretando erroneamente il testo della legge Lo Presti e agendo in modo discriminante nei confronti dei periti industriali liberi professionisti che lavorano con comuni, regioni, ospedali, Asl ed enti pubblici in generale. La situazione è paradossale: i loro colleghi geometri, architetti e commercialisti emettono fatture con il contributo integrativo al 4% e si possono garantire pensioni migliori, mentre loro non possono farlo.
Ovviamente gli iscritti all'Eppi non ci stanno. Dopo una serie di lettere di lamentela indirizzate direttamente all'Ente di previdenza, la linea che si sta diffondendo sembra quella di presentare ricorso e di appellarsi alla magistratura per valutare se il testo del ministero del welfare sia o meno coerente con i principi costituzionali. «È una situazione un po' kafkiana», afferma il presidente Eppi Florio Bendinelli, «in cui l'ente di previdenza sta tra l'incudine del ministero e il martello degli iscritti, ma non certo per volontà sua. Personalmente mi sento vicino alle numerose lettere di protesta dei miei colleghi che mi impegno ad ascoltare e sostenere per quanto sarà possibile. Sì al rispetto della legalità, ma il veto del ministero mette i periti industriali, insieme ad altre professioni, dentro una riserva indiana e questo mi sembra veramente inaccettabile».