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Condominio, la riforma ha un padre: si chiama Torrisi

del 28/12/2012
di: La Redazione
Condominio, la riforma ha un padre: si chiama Torrisi
La riforma del condominio resterà fra gli atti legislativi più importanti della legislatura in agonia, sia per la diffusione dell'istituto condominiale, sia per l'abisso temporale che ci separa dalla normativa del codice civile, in vigore fino al 18 giugno prossimo (quando saranno vigenti le nuove disposizioni). Come definire sinteticamente questa riforma? Sul piano delle citazioni giuridiche, la risposta è semplice: si parlerà della legge 220 del 2012. Giornalisticamente e correntemente, invece, sarebbe necessaria una definizione diversa. Si dirà «la riforma condominiale del 2012», alludendo all'anno di approvazione, oppure «la riforma condominiale del 2013», con riferimento all'anno di entrata in vigore. Oppure si parlerà, più genericamente, di «nuovo condominio» o di «nuova legge sul condominio» o di «riforma condominiale».

Fra i parlamentari addetti ai lavori, invece, circola da qualche tempo la denominazione di «riforma Torrisi», con o senza la specificazione «del condominio». Il riferimento è a Salvatore Torrisi, deputato del Pdl, cui è toccato il non facile compito di fungere da relatore del provvedimento a Montecitorio, seguendolo in comitato ristretto, in commissione e in aula. L'indicazione al relatore della camera è motivata dal fatto che il testo originale del senato è stato travolto dai deputati, i quali di fatto l'hanno riscritto. Non può, quindi, farsi riferimento agli originari proponenti di progetti di legge per rivedere le norme condominiali, troppi essendo i testi e troppo incisive le modifiche del testo finale. Non si può far riferimento al relatore di palazzo Madama, proprio perché la scrittura senatoriale è stata rivista in larga misura alla camera. Dunque, ben può dirsi che eponimo della riforma del condominio sia il deputato che maggiormente ha mediato, rivisto, steso e risteso i nuovi articoli del codice civile, anche affrontando le pressioni provenienti dal senato perché non tagliasse troppo del lavoro svolto a palazzo Madama. Ecco perché «riforma Torrisi (del condominio)» pare denominazione corretta, oltre che già in uso.

Giovanni Galli

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