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Crisi, ma il Parlamento persiste con i senza albo

del 14/12/2012
di: La Redazione
Crisi, ma il Parlamento persiste con i senza albo
Che fa il parlamento mentre lo spread risale, l'emergenza dei conti pubblici si aggrava e il governo è in difficoltà? Trova il tempo di occuparsi di un fondamentale disegno di legge (ddl 3270 testo unificato Froner Pd, Buttiglione Formisano Udc, Della Vedova Fli) in materia di professioni non organizzate che punta a mettere sotto lo stesso ombrello e con un solo colpo regolatore tutti i mestieri che fino ad ora erano sfuggiti a una regolamentazione. In sostanza, si sta avviando a disciplinare con legge, che ha avuto il via libera alla legislativa anche dall'aula di Montecitorio, tante cosiddette «nuove professioni», che magari interessano pure diversi campi dei servizi utili a cittadini e imprese, ma che non dovrebbero essere confuse con professioni ordinistiche come quelle, per esempio, dei notai o degli ingegneri. Il ddl consente a chi svolge una professione non ordinistica di decidere come svolgere la propria attività: iscrivendosi all'associazione di riferimento, applicando le norme Uni chiedendo una certificazione «a vantaggio del consumatore». La legge prevede che le associazioni di questi operatori siano iscritte a domanda in un elenco tenuto dal ministero delle attività produttive, che non esercita alcun vaglio sul profilo della tutela legislativa. La normativa mira chiaramente a dotare questi soggetti di un riconoscimento pubblico spendibile sul mercato senza alcun significativo contro bilanciamento in termini di vigilanza pubblica sul loro comportamento, i doveri deontologici, i procedimenti disciplinari, l'obbligo di esame di stato ,di formazione continua e perfino di nessun titolo di studio qualificato. Insomma, essi finiranno con il godere di tutti i vantaggi senza aver alcun onere. Il tutto falsando il mercato dei servizi professionali e aumentando la confusione. Solo a danno dei cittadini. Strano che nessuno si sia accorto dell'inganno. L'inganno più pericoloso sta nell'impostazione della legge che consentirebbe l'esercizio di qualsiasi attività non «riservata per legge», a chiunque in possesso di un attestato di competenza rilasciato dalle associazioni. Antec, il sindacato che raggruppa periti industriali, geometri, periti agrari e agrotecnici, aveva denunciato fin dall'inizio dell'iter legislativo questi rischi, proponendo degli emendamenti. Emendamenti raccolti e depositati alla camera dei deputati dall'onorevole Maria Grazia Siliquini già nella prima lettura in aula del 17 aprile scorso, certamente l'unica a essersi battuta per evitare questo pasticcio legislativo. Chi ha promosso la legge sa bene che non tutte le attività di interesse pubblico sono soggette a riserva per legge e tuttavia sono di rilevanza straordinaria. È importante capire che la regolamentazione delle attività professionali non è finalizzata alla tutela dei singoli professionisti, ma solo alla tutela degli interessi generali e della collettività. Principi che questa legge vanificherebbe attraverso il riconoscimento da parte dello stato di una «patente» di professionista che trarrebbe in inganno qualsiasi cittadino. Manca del tutto una linea di demarcazione tra professioni regolamentate e non, con la conseguenza che il mercato delle prestazioni professionali rischia di risultare opaco e non trasparente. Il cittadino, infatti, non sarà in grado di distinguere un professionista iscritto a un ordine, con tutto quello che questo comporta in termini di doveri e un iscritto a una libera associazione privata, che non ha alcun dovere. La legge consentirebbe a coloro che con la sola iscrizione a un'associazione potranno esibire un attestato di competenza (seppure senza alcun valore legale) rilasciato da privati, senza alcun controllo né da parte dello stato né da parte delle regioni. Per garantire il cittadino nel rispetto dei principi costituzionali, devono essere escluse, ai soggetti non abilitati e iscritti negli albi professionali, non solo le attività «riservate per legge», ma anche le attività regolamentate e tipiche dei professionisti iscritti a ordini e collegi professionali e la definizione ingannevole di «professionista». E comunque per concludere fa specie che tutto questo accada nel silenzio assordante dell'autorità garante per la concorrenza e il mercato, che invece è sempre vigile e tempestiva nelle tematiche che riguardano le professioni ordinistiche.
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