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Commercialisti, non criminali

del 19/02/2010
di: di Vilma Iaria presidente nazionale Adc e Gianluca Tartaro presidente Adc Tivoli
Commercialisti, non criminali
«Ebbene, per quanto tu possa, considerati più sicuro di quanto non fossi io, non potrai esserlo in modo assoluto…» mormorò Enrico IV, morente, nella quinta scena del quarto atto. La ribellione è domata nelle armi; le intenzioni degli uomini sono fuochi ardenti da cui il Principe rinato a nuova vita dovrà guardarsi.

Vogliamo partire proprio dal Dramma storico di W.Shakespeare…….perché di dramma si tratta. Vogliamo partire dalla dichiarazione rilasciata dal dottor Attilio Befera nel corso di una audizione alla commissione finanze della Camera dei deputati che vogliamo riportate fedelmente per comprendere, e far comprendere, la gravità di certe affermazioni : «...basta con i commercialisti che agevolano l'evasione fiscale. I professionisti devono diventare nostri partner nella lotta all'evasione. Vogliamo la loro collaborazione».

Incredulità e sgomento rispetto a quanto abbiamo letto.

Sognamo o siamo svegli? E' davvero stampato su carta, quanto leggiamo, circa la nostra presunta connivenza con l'evasione? O, forse, l'evasione è un fenomeno che gli organi preposti non riescono ad arginare in quanto legata a contingenti situazioni di “doppio-lavoro”, di “lavoro in nero”, di difficoltà nel reperire coloro i quali non esistono agli occhi, seppur attenti ed esperti, del fisco?

Certo è, che i dottori commercialisti e gli esperti contabili, da tempo forse poco memorabile, hanno un proprio codice etico, deontologico che rispettano sempre e puntualmente. E nelle stesse righe di questi codici-summa della professione non esiste alcun paragrafo, alcuna riga, che possa consentire al professionista di prestare il fianco all'evasore!

Il sindacato ha prontamente emanato un comunicato stampa a difesa e tutela dell'immagine distorta che viene costantemente affidata al pubblico ludibrio.

Che quel comunicato, forse rimasto in un limbo poco soddisfacente, sia lo spunto per questo nostro sfogo. Non tutti possono essere definiti “Commercialisti”. I Commercialisti, per definire una volta per tutte la questione, (alla quale gradiremmo venisse sempre dato il giusto risalto) sono quei professionisti iscritti in un Ordine professionale denominato «Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili».

Solo loro possono fregiarsi del titolo. Solo loro devono rispettare le regole imposte a tutela della pubblica fede e sono sottoposti a serrata vigilanza comportamentale dall'Ordine professionale di appartenenza, ed ancora più in alto, dal loro Consiglio Nazionale. Solo loro hanno obblighi fra i quali, ne citiamo solo uno fra tutti, la Formazione professionale continua che toglie ore al quotidiano fare per condurre il commercialista verso il fine ultimo della preparazione e dell'aggiornamento. Tutti gli altri, permetteteci, esercitano abusivamente la professione.

Il nostro Consiglio nazionale si è espresso con la giusta e doverosa veemenza agli attacchi giunti alla categoria, non ultima la dichiarazione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, per non parlare di mediatiche rappresentazioni televisive di non minore risonanza.

Consentiteci anche di dare il giusto risalto a quanto pubblicato (il 1mo ed il 2.02.2010) su Il Sole 24Ore e Il Corriere della Sera dove veniva definito “commercialista” un soggetto non risultato poi iscritto al nostro Albo. Non tutti sono “commercialisti”. Ma tutti farebbero bene a porsi lo scrupolo di verificare, anche sul sito del nostro Consiglio nazionale (www.cndcec.it), se un determinato professionista risulti essere effettivamente presente e se, quindi, possa essere definito come tale: commercialista. Ci sentiamo come Enrico IV di drammatica memoria. Era il 1597, come oggi, ci sentiamo parte del Dramma. Abbiamo creato i nostri studi professionali adeguandoli, nel tempo, puntualmente, alle sempre crescenti esigenze informatiche imposte dalla normativa, ciò allo scopo di fornire sempre e costantemente una prestazione professionale che fosse all'altezza del titolo e di quanto ci veniva richiesto. Abbiamo sempre collaborato affinché l'Agenzia delle entrate disponesse di dati e valori, da noi inviati, in tempi e modi ben definiti, senza chiedere proroghe, senza chiedere aiuti, senza inutili lamentele. E, si sappia, non certo per i famosi 0,70 centesimi. Abbiamo sostenuto spese ingenti per rendere i nostri studi professionali sempre maggiormente rispondenti alle richieste che ci pervenivano dalla Agenzia. Siamo passati, ricordiamo, dai “740 lunari” (composti da minimo 40 pagine) allo “shuttle” dell'Unico telematico (composto da pagine e pagine di ricevute!). Eppure i cambiamenti sono stati da noi sempre sorretti e sostenuti adeguando conoscenze, personale, formazione.

Ed oggi? Ci si chiede collaborazione accusandoci, nel contempo, di essere i primi a prestare il fianco agli evasori? Ci viene demandato, ormai da anni, il compito di fornire informazioni alla Pubblica Amministrazione che possano permettere alla stessa di ricevere dati, quasi in tempo reale, che qualche anno or sono sarebbe stato impensabile ottenere se non con un impiego di personale pubblico notevole.

Nonostante questa “inversione operativa”, alla quale abbiamo adempiuto sempre con diligenza, rispetto e senso del dovere, la stessa Pa non riesce comunque a compiere quanto in suo diritto/dovere: stanare gli evasori totali disponendo di personale che potrebbe essere preposto solo a questo scopo.

Non vogliamo dissertare, in questa sede, sui giovani che intendono avviarsi autonomamente alla professione. Che tipologia di investimento dovrebbero sostenere, all'inizio, per rendere solo semplicemente operativi i propri studi onde rispettare le caratteristiche informatiche imposte?

La collaborazione dei commercialisti, ribadiamo, è sempre stata piena, senza chiedere nulla in cambio ma soltanto adeguandosi alle mutevoli e lunatiche richieste pervenute da parte della Pa. Più volte ci siamo messi a disposizione delle Agenzie fornendo il nostro aiuto, sempre gratuitamente.Non si chiede collaborazione mediante generiche e fors'anche infondate affermazioni che portano il buio più profondo sulla categoria. Categoria che, come tutte le professioni ed i mestieri, potrà anche annoverare, fra le sue fila, personaggi irrispettosi dei codici etici di cui sopra. Ma, certamente, quei casi, assolutamente sparuti, non possono essere la causa di un'evasione devastante che è la vera piaga del nostro paese. I «Commercialisti» sono disposti, come sempre, a una fattiva e reciprocamente proficua collaborazione che non derivi da convinzioni ormai troppo diffuse, e certamente lesive del duro lavoro, del rispetto per la Categoria, della professionalità sinora infusa a vantaggio di una Amministrazione non sempre pienamente grata ed efficiente. E allora vogliamo dire un «basta» a false retoriche e discutere nelle sedi opportune di un fenomeno, «l'evasione», che non si coniuga con l'essere «commercialista».

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