
Nel nuovo testo elaborato dalla commissione finanze della Camera dei deputati l'intera manovra originaria sugli sconti Irpef delle persone fisiche è stata dunque completamente sterilizzata.
Dopo l'uscita di scena della retroattività dei tagli effettuata in violazione dell'articolo 3 della legge 27 luglio 2000 n. 212 (Statuto dei diritti del contribuente) l'esecutivo ha dovuto fare marcia indietro anche sulla franchigia generalizzata di 250 euro per ogni singolo sconto irpef nonché sul tetto massimo detraibile di 3 mila euro per ciascun periodo d'imposta.
Soppressa anche la disposizione che prevedeva l'esenzione dai citati tagli degli sconti Irpef per i soggetti titolari di un reddito complessivo non superiore a 15 mila euro.
Nella tabella in pagina abbiamo indicato gli effetti di questa ennesima modifica alle principali deduzioni e detrazioni irpef che segna, di fatto, il ritorno alla situazione in vigore per le dichiarazioni dei redditi dell'anno 2011.
Il ritorno al passato, ovvero a ciò che il Testo unico delle imposte sui redditi già prevedeva in questa delicatissima materia, consente tuttavia di fare alcune riflessioni sulla marcia indietro dell'esecutivo.
La retroattività della norma e l'ennesimo sopruso alle disposizioni dello statuto del contribuente hanno sollevato, fin da subito, un moto crescente di protesta che ha coinvolto i principali partiti politici che sostengono l'esecutivo costringendo quest'ultimo alla prima resa ufficiale sul punto. Il taglio agli sconti avrebbe avuto inoltre almeno altre due ricadute indirette in termini di contrasto e lotta all'evasione.
La diminuzione della convenienza per i contribuenti di richiedere la certificazione dei vari tipi di spesa sostenuti dovuta alle franchigie e al tetto massimo di spesa annua di 3 mila euro, avrebbe infatti finito per compromettere quel conflitto di interessi che è alla base di ogni seria ed efficace strategia antievasione.