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Ritardi nei pagamenti: lavori pubblici senza certezze

del 15/11/2012
di: La Redazione
Ritardi nei pagamenti: lavori pubblici senza certezze
«Il decreto per l'attuazione della direttiva 2011/7/Ue relativa alla lotta contro i ritardi dei pagamento nelle transazioni commerciali, non cita i lavori pubblici, rischiando così, di fatto, di escludere migliaia di piccole e medie imprese del settore costruzioni dai suoi benefici»: è quanto afferma una nota del presidente nazionale della Cna costruzioni, Rinaldo Incerpi. Che aggiunge: «Quello che non convince, nel testo approvato dal Consiglio dei ministri del 31 ottobre scorso (si veda ItaliaOggi del due novembre 2012), che dovrebbe essere a breve pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è il fatto che non si fa alcun riferimento al settore dei lavori pubblici, ma si citano solo la consegna di merci o la prestazione di servizi.

Secondo la Cna «è apprezzabile che il governo abbia deciso di anticipare al 1° gennaio 2013 l'entrata in vigore della nuove disposizioni, ma sul punto occorre fare chiarezza, definitivamente». Cna ricorda che già sulla base della precedente regolamentazione comunitaria, «il settore dei lavori era di fatto rimasto nell'ombra, per un intervento interpretativo che, strumentalmente, tendeva a escluderlo». Oggi «che la nuova direttiva impone l'applicazione delle nuove regole a tutte le transazioni commerciali e il pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni alle imprese entro 30, o al massimo 60 giorni», rileva l'organizzazione guidata da Incerpi, «risulta inaccettabile che non venga chiaramente affermato che anche i lavori pubblici sono soggetti a queste regole». Cna Costruzioni, in pratica, chiede al governo di «rendere chiaro che il nuovo decreto, recependo integralmente la direttiva, si applica anche al settore dei lavori pubblici». In caso contrario, si manifesterebbe «una doppia discriminazione: una sul piano interno, a fronte del diverso trattamento, che sarebbe riservato a tutte le altre imprese che operano con la p.a.; una seconda nel confronto con le imprese degli altri paesi Ue, dove nessuno stato, finora, ha sin qui previsto trattamenti differenziati per i lavori pubblici».

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