Eliminare i provvedimenti autorizzatori per gli interventi di trasformazione urbanistico-edilizia e di conservazione; consultazione pubblica limitata alle grandi opere; eliminata la corrispondenza fra quote di partecipazione al raggruppamento temporaneo e quote dei lavori da svolgere. Sono queste alcune delle norme proposte dal Governo nel disegno di legge in materia di infrastrutture, edilizia e trasporti che viene esaminato oggi dal consiglio dei ministri. Per quel che attiene all'attività edilizia e urbanistica emerge con una certa chiarezza la scelta di semplificare sempre più gli oneri procedurali, eliminando il ricorso a provvedimenti autorizzatori per interventi di trasformazione urbanistico-edilizia e di conservazione. Alla luce di questa impostazione sarà dato inevitabilmente sempre maggiore spazio alle asseverazioni dei professionisti chiamati ad assumersi responsabilità e compiti sempre più delicati rispetto a interventi che, per loro natura, investono una pluralità di normative spesso complesse articolate di cui tenere conto. Nel disegno di legge non mancano però le novità rispetto al testo che circolava la settimana scorsa (vedi Italia Oggi del 23 ottobre). In primo luogo scompare del tutto il Comitato dei ministri per le infrastrutture strategiche che avrebbe dovuto coordinare, unificare e rafforzare le linee di azione del Governo per la realizzazione delle infrastrutture. Viene espunta anche la norma che avrebbe consentito la costituzione di un Fondo mobiliare chiuso per la valorizzazione dei beni pubblici mobiliari e per favorire la dismissione delle partecipazioni societarie al quale avrebbero dovuto collaborare anche Anci e Upi. Sparisce anche la norma di delega per l'ennesima revisione del Codice della strada, mentre rimangono confermate le deleghe per il «consolidamento» della normativa sui contratti pubblici e per la revisione del codice della navigazione e per i servizi di trasporto su autobus. Vengono anche ritoccate le disposizioni in materia di concessioni di costruzione e gestione, per le quali già il testo della settimana scorsa prevedeva la possibilità di indire una consultazione preliminare per verificare eventuali criticità del progetto posto a base di gara di una procedura ristretta, sul modello di alcune prassi internazionali. In particolare i bandi per queste concessioni, che in precedenza era previsto fossero predisposti dall'Unità tecnica per la finanza di progetto, saranno invece messi a punto sulla base di modelli forniti dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, previo parere del ministero delle infrastrutture. In queste operazioni le banche dovranno dare la loro «manifestazione di interesse» (non più la «disponibilità») a finanziare l'operazione di project finance. Il nuovo testo all'esame oggi prevede poi l'abrogazione del comma 13 dell'articolo 37 del Codice dei contratti pubblici, con il risultato che neanche per il settore dei lavori sarà più applicabile il principio di corrispondenza fra quote di partecipazione nei raggruppamenti temporanei di imprese e quota dei lavori svolti (corrispondenza che da agosto non esisteva più per il settore dei servizi e delle forniture). La nuova bozza prevede quindi che i lavori possano essere svolti anche in percentuali diverse da quelle indicate nella partecipazione al raggruppamento. Un'altra significativa modifica riguarda la consultazione pubblica (débat public) per la realizzazione di opere di rilevante impatto ambientale, sociale ed economico che non sarà più affidata a una «apposita Commissione» bensì sarà gestita dal Provveditore interregionale per le opere pubbliche competente per territorio, in coordinamento con il prefetto. Il nuovo testo elimina anche la possibilità di indire commissioni per consultazioni pubbliche su opere di «interesse locale» su proposta di regioni, province o enti locali. Confermate le disposizioni in materia di svincolo cauzioni per opere in esercizio da almeno un anno ma non ancora collaudate e l'innalzamento all'80% della quota svincolabile.