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Contro la corruzione stop agli incarichi statali

del 23/10/2012
di: Simona D'Alessio
Contro la corruzione stop agli incarichi statali
Stop agli incarichi statali a dirigenti corrotti e via libera al «licenziamento disciplinare» per impiegati giudicati responsabili di reati contro la pubblica amministrazione. E sì all'introduzione, come avviene negli Stati Uniti, di un «sistema premiale che incentivi le segnalazioni» degli atti illeciti da parte dei dipendenti onesti. È una ricetta articolata quella proposta dal rapporto della commissione per lo studio e l'elaborazione di misure per la prevenzione della corruzione, elaborato dal ministero per la Funzione pubblica, e presentato ieri, a Roma: la percezione del fenomeno da parte dei cittadini, si legge, mette l'Italia al pari di Ghana e Macedonia al 69° posto della graduatoria globale. E a farne le spese, soprattutto, è il nostro prodotto interno lordo, poiché ogni punto di discesa nella classifica provoca la perdita del 16% degli investimenti esteri; inoltre, un recente studio della Banca mondiale svela come le «imprese costrette a fronteggiare» una p.a. in cui gli ingranaggi siano rallentati dal malaffare e a pagare tangenti crescono in media quasi del 25% di meno» di altre che non subiscono simili ricatti. I delitti di corruzione e concussione consumati nella penisola sono diminuiti da 311 nel 2009 a 223 nel 2010 e sono calate le persone denunciate (da 1.821 del 2009 a 1.226 del 2010) e i condannati in via definitiva (da 341 del 2007 a 295 del 2008); raggiunto il picco nel 1995 (2 mila crimini e oltre 3 mila denunce), la cifra è scesa nel 2006 a circa un terzo per le fattispecie di reato e della metà per i soggetti coinvolti. I settori più toccati dal fenomeno sono gli appalti e la sanità: qui si sollecita «maggior rigore nell'individuazione dei requisiti per la nomina dei direttori generali, con adeguata motivazione ed elaborazione di un albo o di un elenco, tenuto dal ministero della salute o da altra autorità nazionale», che restringerebbe la scelta dei vertici regionali tra persone di cui è stata già accertata l'idoneità. Ventilate ulteriori misure che vanno dalla rotazione degli incarichi «nelle fasi procedimentali più a rischio» al monitoraggio dei «legami tra l'amministrazione e i soggetti che alla stessa si rapportano», fino all'integrazione delle ipotesi di «licenziamento disciplinare» per chi commette reati contro la p.a o «è legato ad associazioni di stampo mafioso». All'insegna della trasparenza, infine, si punta a diffondere sui siti delle amministrazioni «indici relativi alla funzionalità delle procedure disciplinari» e informazioni concernenti le «violazioni riscontrate».

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